“Perfidia” da venerdì 10 a Torino, l’intervista a Bonifacio Angius

Dopo la calorosa accoglienza al Festival del film di Locarno, unica opera selezionata per il concorso internazionale dove ha vinto il Premio Giuria dei giovani, e dopo il grande successo di critica, il film “Perfidia” di Bonifacio Angius arriva a Torino dal 10 aprile, al Cinema Centrale Arthouse, in via Carlo Alberto, 27, tutte le sere alle 21.45. Allo spettacolo di venerdì 10 sarà presente lo sceneggiatore Fabio Bonfanti.

Il film è la storia di un padre e di un figlio che si avvicinano quando ormai è troppo tardi. In un’anonima città della provincia sarda, i personaggi vivono abbandonati a loro stessi in una grande solitudine, in un mondo senza pietà e senza speranza, dove non esistono i buoni e dove non ci sono cattivi.
Angelo (Stefano Deffenu), senza amore né lavoro, spende le sue vuote giornate in uno squallido bar di periferia, circondati da amici altrettanto sospesi, e sognando ad occhi aperti la più banale normalità. Peppino (Mario Olivieri) è un padre che non si è mai interessato al figlio, un vecchio consapevole di non avere più tanto tempo da vivere. Dopo la morte della moglie, si accorge del figlio Angelo, e si rende conto di non sapere neppure chi sia.

Per conoscere meglio il film e presentarlo al pubblico torinese abbiamo intervistato Bonifacio Angius. 

Iniziamo a raccontare “Perfidia” a chi non lo conosce. 

È un film che racconta i rapporti di un piccolo nucleo familiare, in particolare il rapporto conflittuale tra un padre e un figlio, un uomo che vive ingabbiato in sé stesso.
Oggi si parla tanto di crisi economica e crisi politica, qui – seppur immersi in questo tempo – si parla più della crisi dell’essere umano, che non trova più una forza propulsiva verso il futuro, si lascia vivere, non capisce più il mondo che gli sta intorno e forse  non vuole capirlo più.
È ambientato a Sassari, perché non riesco a immaginare le mie storie al di fuori della mia città e dei miei ambienti, ma non è un film localistico, potrebbe essere ovunque nella provincia italiana, anche forse in genere in tutto il sud dell’Europa.

Un’avventura quella di “Perfidia” che arriva a Torino dopo essere partita da Locarno.

Eravamo gli unici in concorso, un vero onore, poi siamo stati in tutto il mondo, ai festival di Montreal, Amburgo, Londra, Istanbul, Annecy…
Siccome poi non abbiamo avuto risposte da distributori, o almeno non sono arrivate risposte adeguate, abbiamo deciso di autodistribuirlo con la società Il Monello Film.
Non so perché non abbiamo attirato l’attenzione dei distributori, probabilmente perché si cercano sempre film con personaggi accondiscendenti verso il pubblico, con lieti fini forzati: “Perfidia” invece non bara, è fuori dai cliché italiani.

Quale è stata finora la risposta del pubblico?

Devo dire che la risposta è stata buona, anche se non potendo contare su un vero lancio pubblicitario, come avremmo avuto con una distribuzione ‘classica’, ci sono difficoltà. Però siamo soddisfatti, oltre a cinque città sarde siamo già stati a Roma, Milano, Udine, Pordenone, Padova, Firenze, Pisa, molte tappe in Emilia Romagna, e ora Torino.

Il suo rapporto con Torino?

Torino è una città che non conosco molto, anche se mio padre – che ha studiato sette anni al Politecnico – me la racconta spesso.
Ma io per un motivo o per l’altro ancora non ci sono stato, e anche questa volta non riuscirò a esserci: purtroppo mancherò alla prima del film in città, sarà presente uno degli sceneggiatori, Fabio Bonfanti, che presenterà “Perfidia” in sala.

Sta lavorando ad altri progetti adesso?

Sono ancora molto impegnato nel promuovere la mia opera prima, che dopo Torino toccherà spero molte altre città.
Ma posso già dire di essere al lavoro su un nuovo progetto, sono attualmente impegnato nella fase di scrittura.