Annunciato “Shock in My Town“, l’evento inaugurale di Sottodiciotto Film Festival & Campus 2016, il primo diretto da Steve Della Casa e in programma dal 2 dicembre 2016.
Enrico Verra e Max Casacci sono rispettivamente ideatore e direttore artistico dell’evento che inaugurerà Sottodiciotto la sera dell’1 dicembre al CAP10100, Shock in My Town – Velvet Underground, spettacolo multimediale pensato per celebrare i cinquant’anni dall’uscita di uno dei dischi cult del 900, The Velvet Underground & Nico, registrato nel 1966, pubblicato nel 1967 grazie all’aiuto di Andy Warhol ‒ autore anche della copertina, poi celeberrima, in cui campeggiava la trasgressiva banana sbucciabile. Il Festival rende omaggio a quello che è considerato generalmente il più grande album di debutto di tutti i tempi, al primo posto nella lista dei 50 “che hanno cambiato la musica” (The Observer).
Verrà ricreata, nella serata-evento del 1° dicembre, al CAP 10100, alle ore 22, una performance-spettacolo simile all’Exploding Plastic Inevitable, lo show ideato dal re della pop art per i concerti dei Velvet nella Grande Mela e a Los Angeles. In un continuo gioco di luci ed effetti speciali, la scenografica componente visiva ‒ curata dal collettivo creativo Superbudda e, in particolare, da Gabriele Ottino ‒ si fonderà con quella sonora come negli show warholiani originali attraverso la proiezione di spezzoni d’epoca rielaborati, tratti per lo più dai film underground diretti e prodotti dallo stesso pittore-regista di Pittsburgh, sui corpi dei musicisti che si esibiranno nel corso dello spettacolo e che verranno così trasformati in schermi viventi.
Fin dal titolo, ripreso da una canzone di Franco Battiato, Shock in My Town – Velvet Underground intende essere un tributo a tutto tondo all’effetto dirompente e all’influenza imprescindibile che l’opera di Lou Reed e compagni ha avuto sulla produzione musicale dei decenni successivi. Come spiega l’ideatore del progetto, il regista Enrico Verra: «Brian Eno ha detto che il disco dei Velvet quando uscì vendette poche copie, ma tutti quelli che lo comprarono si misero a suonare e fondarono una band. La grandezza del gruppo di Reed e Cale è stata proprio quella di spingere altri a suonare e il loro è stato un effetto molto lungo, che è rimbalzato su più generazioni. Senza i Velvet non sarebbe esistita la maggior parte della new wave e tanto dell’indie rock contemporaneo. Sono stati dei grandi traghettatori, dei veri passeur culturali, che hanno anche dato vita, in modo avanguardistico, a un connubio perfetto tra cinema e musica. In questo senso ci sembra giusto ricordarli all’interno di un Festival come Sottodiciotto & Campus, che ha come scopo primario quello di essere un traghettatore di cinema e cultura verso le nuove generazioni».
Come sottolinea anche Max Casacci, direttore artistico del progetto: «I Velvet Underground, nella cultura rock rappresentano, sotto molti aspetti, l’abbattimento dei confini. I temi trattati nelle canzoni, l’approccio al suono di derivazione quasi concettuale, l’interazione con l’arte contemporanea sono elementi che smarcano quell’avventura acida ed elettrica dagli stereotipi del genere; è questo che ha reso i Velvet Underground la band capace di ispirare o influenzare molte rivoluzioni sonore nei decenni successivi e ancora oggi, a un ragazzo che si avvicina alla musica, la loro è una Storia che merita di essere raccontata».