Cronache dal set di “Palazzo di giustizia” di Chiara Bellosi

Chiara Bellosi sul set del suo film

È iniziata oggi, lunedì 25 marzo 2019, la quarta settimana (di cinque complessive) di riprese a Torino dell’opera prima di Chiara Bellosi “Palazzo di Giustizia“, prodotto dalla società tempesta di Carlo Cresto-Dina.

Opera prima di una regista finora impegnata in documentari (prima segnalazione, nel collettivo “Checosamanca che vide all’opera anche una giovane Alice Rohrwacher), è il terzo film girato dalla casa di produzione in città: il primo, “Le ultime cose“, film d’esordio di Irene Dionisio; il secondo, il segmento cittadino di “Lazzaro Felice” di Rohrwacher. Ancora una donna, ancora un esperimento. Racconta Bellosi (e le sue parole ricalcano quasi per intero quelle espresse da Dionisio in fase di presentazione del suo film): “Volevo fare un documentario ambientato in un palazzo di giustizia (Là era un banco dei pegni, nda), ho proposto l’idea a Carlo che mi ha chiesto di provare a svilupparne un lungometraggio ‘di finzione’. Ho passato settimane tra i corridoi del vero tribunale di Milano, cercando storie, e alla fine è nato lo spunto di questo film”.

Lo spunto è questo: una giornata di ordinaria giustizia in un grande tribunale italiano. Al centro, nel cuore del palazzo, c’è un’udienza: sul banco degli imputati un giovane rapinatore e il benzinaio che, appena derubato, ha reagito, sparato e ucciso l’altro, giovanissimo, complice. Ma anche (o soprattutto?) le famiglie, figli e mogli degli imputati e delle vittime, fuori, in attesa.

“Non avevamo intenzione di legarci all’attualità, anche perché è stato scritto tutto prima che questo governo entrasse in carica”, aggiunge Bellosi. “Ma purtroppo ci troviamo coinvolti in una serie di discussioni sul diritto alla legittima difesa, sull’uso delle armi in situazioni del genere… Il film non dà giudizi, vuole solo esprimere le emozioni e le ripercussioni che le scelte di padri e mariti possono avere sul resto della famiglia. L’incontro-scontro tra la figlia di un assassino/vittima e la compagna (con bimba a carico) di uno dei rapinatori sarà la chiave intorno a cui raccontare tutto ciò”.

Forte presenza di Torino e del Piemonte anche tra i professionisti e nel cast artistico: la troupe è composta infatti per il 60% circa da maestranze locali, tra cui il direttore di produzione Andrea Tavani, la location manager Alessandra Curti, insieme a Stefano Cravero al montaggio e a Tatiana Lepore come acting coach. Tra gli attori locali si segnala la presenza degli esordienti Bianca Leonardi (che interpreta la giovane protagonista Luce), Sarah Short nel ruolo di Domenica e Emanuele Attini; Giovanni Anzaldo, uno degli attori principali, è anch’esso di origini torinesi.

La scelta del cast è da sottolineare: se le giovani Leonardi e Short sono all’esordio, non così è per la protagonista Daphne Scoccia (indimenticabile esordiente in “Fiore” di Claudio Giovannesi) e per Andrea Lattanzi, strepitoso protagonista di “Manuel” di Dario Albertini (e poi, anche, sul set di “Sulla mia pelle” con Alessandro Borghi).

Interpellati nell’incontro stampa organizzato da Film Commission Torino Piemonte, i tre attori non si sono molto sbottonati su quel che è il rapporto con i loro personaggi. Le due ragazze si sono limitate a confessare la totale fiducia nei confronti della loro regista (specie Short, qui esordiente assoluta); Lattanzi a spiegare come si sia divertito a imparare il mestiere di idraulico – è il suo ruolo nel film – così da avere un “piano B” nel caso il cinema non dovesse andar bene… Ancora in piena atmosfera di riprese, era difficile pretendere di più dal giovanissimo cast.

Secondo il produttore Carlo Cresto-Dina “a Torino si trova non soltanto l’aiuto finanziario, che pure è importante, ma si trovano la cortesia, la competenza e l’attenzione di chi conosce il cinema. Di chi capisce cosa noi, con i nostri film un po’ innovativi e un po’ eccentrici, cerchiamo di fare. E’ una risorsa preziosissima per questo territorio, un sistema di professionalità che si è costruito negli anni, che attira investimenti e genera occupazione, e un modo esemplare di dimostrare che l’investimento pubblico non va inteso come un Bancomat ma come un’interazione virtuosa che crea un ecosistema creativo e finanziario”.

“Siamo molto felici di poter nuovamente collaborare con Carlo Cresto-Dina e con tempesta, che stimiamo da sempre per professionalità e intraprendenza”, ha commento il Presidente di Film Commission Torino Piemonte, Paolo Damilano. “È ulteriormente importante poter sostenere un talento alla sua opera prima, certi che Torino, con i suoi luoghi e grazie all’operato delle tante maestranze locali coinvolte possa contribuire più che positivamente al successo del progetto”.

Un lavoro importante è stato fatto in fase di costruzione della scenografia, curata da Giuliano Pannuti: il palazzo di giustizia del film (disegnato per assomigliare a quello di Milano in cui la regista ha immaginato la sua storia) è stato ricostruito all’interno del palazzo dei “Poveri Vecchi” (più precisamente, l’Istituto di Riposo per la Vecchiaia IRV) di corso Unione Sovietica, trasformando i vecchi e cadenti corridoi ad archi nei “nuovi” ambienti squadrati e ripuliti. Green screen e fondini fotografici per le finestre completano l’immedesimazione: tutto quanto realizzato seguendo il disciplinare certificato EcoMuvi per la riduzione dell’impatto ambientale nelle fasi di preproduzione e produzione del film.

Le riprese hanno inoltre coinvolto la Scuola di Applicazione Militare, il Politecnico di Torino, il Liceo Regina Margherita e un distributore di benzina nel comune di Orbassano.

L’obiettivo della produzione è un festival importante in cui uscire (Venezia? Il film di Irene Dionisio fu alla Settimana della Critica…) per poi arrivare a ruota in sala. Ne sentiremo parlare.