A Cannes, a Torino e in RAI: è il momento di “VR Free”

VR Free“, documentario girato con riprese a 360 gradi all’interno della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino dal regista Milad Tangshir è un lavoro innovativo e coinvolgente, emozionante e socialmente di grande impatto.
In questi giorni, e meritatamente, è al centro di molta attenzione: nella presentazione odierna al Festival di Cannes della app Rai “Rai Cinema Channel VR”, infatti, è stato annunciato che il doc fa parte della selezione disponibile per gli utenti, un grande successo per una produzione indipendente.

Dal 21 al 24 maggio, inoltre, presso l’Emergency Infopoint di corso Valdocco a Torino, si potrà indossare un visore e calarsi per qualche minuto nella realtà del carcere, attraverso la visione di alcune sequenze del film. Alle serate saranno presenti il regista e la produttrice Valentina Noya, che introdurranno la visione e risponderanno alle curiosità del pubblico.

«Con VR FREE vogliamo portare “fuori” gli spazi chiusi del carcere» spiega Milad Tangshir. «Attraverso un’esperienza immersiva, emotiva e inedita si stimola nello spettatore “libero” una
consapevolezza maggiore delle condizioni di vita e della realtà della detenzione, così vicina a
noi eppure poco conosciuta.»

Girato lo scorso autunno con la collaborazione di Stefano Sburlati (fotografia e post produzione), VR Free è una vera e propria esperienza multisensoriale con un impatto realistico molto forte, grazie anche all’importante lavoro sull’audio condotto da Vito Martinelli.
Il documentario, beneficiario del contributo del bando Under35 Digital Video Contest promosso da Film Commission Torino Piemonte, è risultato di un lavoro che ha saputo aprire, attraverso il video, una finestra di comunicazione tra il carcere e il mondo esterno. Ai detenuti coinvolti, infatti, è stata data anche la possibilità di provare, sempre grazie ai visori, la sensazione virtuale di trovarsi ancora nel mondo libero.

«Abbiamo mostrato loro riprese realizzate in situazioni quotidiane, banali per noi, ma che ai detenuti sono precluse- racconta Valentina Noya, produttrice del film con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema e responsabile del progetto -come una domenica pomeriggio al parco del Valentino, o una partita di calcio allo stadio. Per i detenuti è stata una sorta di “liberazione virtuale”, un valido antidoto alla deprivazione affettiva».

I limiti imposti dall’esperienza della reclusione non hanno solo conseguenze psicologiche ed emotive, ma anche fisiche. Basti pensare che, per il fatto di non poter osservare orizzonti o punti lontani, la vista dei detenuti è spesso soggetta a rapidi peggioramenti. Per questo, sperimentare anche solo virtualmente e per pochi minuti la sensazione di una vita “chiusa” può davvero aiutare il pubblico dei liberi a comprendere meglio il significato della detenzione.
Le serate di visione all’Emergency Point si inseriscono nel calendario del progetto LiberAzioni – festival delle arti dentro e fuori, un complesso di iniziative volto a creare un dialogo tra interno ed esterno del carcere grazie agli strumenti dell’arte e della tecnologia. Tra le varie iniziative promosse da LiberAzioni c’è anche un concorso nazionale di cinema sul tema della libertà e dei suoi limiti, che nella scorsa edizione ha visto la partecipazione dello stesso Tangshir, vincitore del premio “Diritti globali” con il cortometraggio Displaced. Attualmente è aperto il bando per la seconda edizione del concorso: fino al 21 luglio 2019 è possibile inviare video della durata massima di 30 minuti, che saranno visionati e premiati da una giuria composta da professionisti del settore e detenuti. Momento culminante del percorso di LiberAzioni sarà il festival che si svolgerà dal 18 al 20 ottobre 2019.

La partecipazione è gratuita ma è necessaria la prenotazione alla mail liberazioni.torino@gmail.com , visto il limitato numero di visori a disposizione.