Martedì 9 luglio alle ore 21.15 al cinema Centrale Arthouse di Torino (via Carlo Alberto 27) il regista Paolo Quaregna presenterà in sala il suo ultimo lavoro, il documentario “La Seconda Patria” (che resterà in programmazione con lo stesso orario anche mercoledì 10).
Nato e cresciuto a Torino, Quaregna negli anni ’70 inizia a realizzare film sperimentali nel corso di esperienze di educazione al linguaggio cinematografico con alunni della scuola dell’obbligo. Nel 1980 inizia a collaborare con la Rai 3 regionale negli studi di via Verdi, e da allora diventa regista e autore di numerosi documentari, realizzando anche deue lungometraggi (Una donna allo specchio del 1984 con Stefania Sandrelli e Dancing North nel 1999 con Antonella Ponziani).
“Proprio con Dancing North sono stato a Torino per l’ultima volta presentando un mio lavoro“, ci racconta Quaregna. “Tra l’altro sempre in un cinema gestito da Gaetano Renda: quella volta furono i Due Giardini a ospitarmi, questa sarà il Centrale. Sono passati vent’anni: in questo periodo sono ovviamente tornato per parenti e amici, ma sono felice che succeda di nuovo per un mio film“.
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Paolo Quaregna |
Il film, seguendo il cammino della famiglia Stea, da Sannicandro di Bari, prima minatori in Belgio nell’immediato dopoguerra, poi lavoratori occasionali a Toronto e a Montreal, infine lavoratori nelle miniere di ferro di Schefferville, nel Grande Nord canadese, offre i ritratti di nove “migranti economici” e dei loro figli che hanno saputo adattarsi a una nuova vita, attivando nuove radici, senza perdere il legame con la loro “italianità”.
“Forse non è del tutto un caso che torni nella mia città, in cui non vivo da tanto tempo, con un documentario sull’emigrazione italiana… Torino l’ho lasciata da tanto, e ammetto di avere un po’ di rammarico per la ‘sfasatura di epoche’ che ho vissuto”, ricorda Quaregna. “Dopo i begli anni in Rai in via Verdi sono andato via, cercando altrove quello che sarebbe poi arrivato anche lì, ma in seguito. Tutti i cineasti torinesi a quei tempi erano soliti come me prendere il ‘comodissimo’ treno notturno che in 9 ore ci portava a Roma, unica città in cui davvero si poteva lavorare nel cinema… La mia piccola valigia di cartone l’ho usta anche io, quindi: poi a fine anni ’80 presi la decisione di andare a vivere a Parigi. Nel frattempo Torino è diventata luogo magnifico di creazione culturale e cinematografica, dal 2000 c’è la film commission che l’amico Alessandro Signetto per tanti anni cercò di fare partire, riuscendoci… Però io ormai vivevo altrove”.