Tra una commedia e un thriller, entrambi sui generis: la sezione Festa Mobile si apre con Jojo Rabbit, la rilettura sferzante e spiazzante del nazismo e dei suoi miti di Taika Waititi, e si chiude con Knives Out di Rian Johnson. E si snoda tra vicende personali o collettive, lo spirito e la storia di paesi ed epoche, le icone, i miti, i generi.
Coppie in fuga. Un commesso e un’avvocatessa afroamericani, incappati al primo appuntamento in una sparatoria e costretti a fuggire attraverso gli States, in Queen & Slim, combattivo esordio di Melina Matsoukas, acclamata regista di video musicali. Una bellissima rapinatrice di banche (Margot Robbie) e un giovane agricoltore sognano il Messico e si nascondono nell’America della Depressione, in Dreamland di Miles Joris-Peyrafitte. E due ragazzi amici per la pelle si scrollano di dosso la noia suburbana dell’Inghilterra anni ‘90 scappando di casa per raggiungere un Rave, nel travolgente Beats di Brian Welsh.
Coppie in nero in tre diversi thriller: Ben Kingsley è un veterano del Mossad in un’ultima missione, affascinato dalla femme fatale Monica Bellucci, nello spionistico Spider in the Web di Eran Riklis. Un’altra femme fatale insegna uno strambo linguaggio di fischi da utilizzare durante un’operazione criminale a un poliziotto rumeno nell’ironico noir La Gomera di Corneliu Porumboiu. Ian McKellen, maturo truffatore e abile seduttore di anziane, irretisce la ricca vedova Helen Mirren, senza accorgersi che la signora è tutt’altro che sprovveduta, nel thriller The Good Liar di Bill Condon.
Coppie sbagliate. Quella di una giovane supplente della provincia americana con il marito e quella che forma con lo studente di liceo che si porta a letto, con conseguenze disastrose, in Frances Ferguson, commedia provocatoria di Bob Byington.
Come eravamo. La Spagna nell’estate del 1936, quando il rettore dell’Università di Salamanca, lo scrittore Miguel de Unamuno, appoggia pubblicamente il generalissimo Franco, per poi pentirsene, nel solido affresco di Alejandro Amenábar Mientras dure la guerra. L’Italia dei primi anni ‘70, dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 al terrorismo, attraverso gli occhi dei registi che hanno raccontato quegli anni, in Colpiti al cuore di Alessandro Bignami. La New York degli anni ‘70, nel racconto trascinante del proprietario di un cinema porno vicino a Times Square, in The Projectionist di Abel Ferrara, presente nel festival anche con Tommaso, dove il suo alter ego Willem Dafoe percorre le tappe della sua vita romana, tra lessico familiare, intoppi lavorativi, antiche paure.
Due icone. Frida Kahlo, non solo pittrice, ma anche simbolo popolarissimo di una tormentata coscienza femminile che si risveglia, non si adatta, combatte, narrata da Asia Argento in Frida viva la vida di Giovanni Troilo. Ned Kelly, il fuorilegge che alla fine dell’800 con la sua banda razziava l’Australia e combatteva gli inglesi, divenuto una sorta di Jesse James locale, descritto con tocchi crudeli e allucinati dall’infanzia alle ultime imprese in True History of The Kelly Gang di Justin Kurzel.
Storie italiane. Storie di famiglia, agrodolci come Magari di Ginevra Elkann, educazione ai sentimenti di tre ragazzini di genitori divorziati in uno strambo Natale degli anni ‘80 (con Riccardo Scamarcio e Alba Rorwacher); o storie di amicizia, surreali come Lontano lontano di Gianni Di Gregorio, che è uno dei tre pensionati romani decisi ad andare a stabilirsi in qualche posto esotico in cui la vita è meno cara (gli altri sono Giorgio Colangeli e, nella sua ultima apparizione, Ennio Fantastichini); o tenere, come Easy Living di Orso e Peter Miyakawa (prodotto con il sostegno della FCTP), viaggio improvvisato di quattro ragazzi oltre il confine di Ventimiglia per aiutare un coetaneo immigrato. Storie di incontenibili vocazioni, come Simple Women di Chiara Malta, dove la regista Jasmine Trinca si ispira a Simple Men di Hal Hartley, o che mettono alla prova la vocazione di registi e tecnici, come L’Ultimo piano, film realizzato dai neodiplomati della Scuola di cinema Gian Maria Volonté, diretta da Daniele Vicari. E storie che è necessario raccontare e non dimenticare, come quella di Nour, la ragazzina siriana che sbarca sola a Lampedusa, della quale si prende cura il dottor Piero Bartolo (Sergio Castellitto), nel nuovo film di Maurizio Zaccaro. Infine, una storia per immagini che ci riguarda tutti, quella tratteggiata in quarant’anni di passione e ironia da Francesco Tullio Altan, in Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio.
Magie della scienza. Raccontare, con il cinema, che cosa sono i vaccini, come nacquero, a cosa servono, perché se ne discute: in Vaccini. 9 lezioni di scienza di Elisabetta Sgarbi, scienziati, filosofi e medici utilizzano bellissimi giocattoli d’epoca per parlare di un tema scottante. Studiare il cielo per vivere meglio sulla terra: lo fanno gli scienziati di tre osservatori astronomici in Cile, Sud Africa e Canarie, con la gente che vive e lavora intorno a loro, nell’affascinante Star Stuff di Milad Tangshir.
Tre classici restaurati. Il ladro di bambini, il “viaggio in Italia” di Gianni Amelio, da Milano alla Sicilia insieme ai suoi tre giovani protagonisti, dove rabbia e poesia, dolore e serenità s’intrecciano per descrivere l’Italia dei primi anni ‘90 (restaurato da Minerva Pictures). La grande strada azzurra: nel centenario della nascita di Gillo Pontecorvo il suo esordio nel lungometraggio, uno scabro mélo realistico con Yves Montand e Alida Valli (restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino). Troppo tardi t’ho conosciuta, storia di un giovane tenore di origine contadina e della maliarda che lo affascinata, unico film diretto nel 1939 da Emanuele Caracciolo, poi partigiano e fucilato alle Fosse Ardeatine; restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, il film fu ritrovato nel 2003 da Lorenzo Ventavoli, cui viene attribuito quest’anno il Premio Maria Adriana Prolo.
Personale dedicata a Teona Strugar Mitevska. L’autrice esiste, il suo nome è Teona. Una ragazzona con un’improbabile pelliccetta si butta nelle acque gelide di un fiume per recuperare a nuoto la croce gettata in acqua dal Pope durante una cerimonia religiosa. Chi recupera la croce avrà un intero anno fortunato. La ragazza riemerge stringendo il trofeo. Peccato che la rituale gara fosse destinata solo ai maschi del paese, che quasi tutta l’opinione pubblica locale insorga contro la vincitrice “eretica” e che la stessa (disoccupata, nonostante la sua intelligenza e una laurea in storia) rifiuti ostinatamente di restituire la croce. È sua e le porterà un anno di fortuna (e una lunga notte di minacce e insulti nonostante la protezione della polizia). La storia di God Exists, Her Name is Petrunija è stata una di quelle che hanno colpito l’ultima Berlinale, dove il film è stato presentato in concorso: per la sua energia, il tono provocatorio e insieme surreale con il quale affronta la questione femminile, gli ostacoli, le discriminazioni, le tradizioni contro le quali le donne sono destinate a scontrarsi ancora oggi, anche nel cuore dell’Europa. In Macedonia, dove vive e lavora la sua autrice, Teona Strugar Mitevska, una delle figure più promettenti e vitali del panorama autoriale contemporaneo, nata a Skopje, laureata in cinema alla Tisch School of Arts di New York, sceneggiatrice e produttrice dei suoi film, insieme alla sorella Labina e al fratello Vuk, con i quali ha fondato la compagnia di produzione Sisters and Brother Mitevski. God Exists, Her Name is Petrunija è il più recente dei suoi cinque lungometraggi, che il Torino Film Festival presenta (tutti in anteprima italiana) nella personale che dedica alla giovane autrice. Sono storie che prendono spunto dalla sua terra, dalle contraddizioni e dalle insofferenze dei giovani che la abitano, ma che in realtà riflettono bene il malessere, i sogni, le delusioni del mondo contemporaneo: dalla famiglia macedone annichilita di How I Killed a Saint, alle tre sorelle diverse e sognanti di I Am from Titov Veles, dalle due madri tormentate e minacciate di The Woman Who Brushed Off Her Tears agli adolescenti che buttano via le loro vite alla periferia di Skopje in When the Day Had No Name, i suoi personaggi, naturali, veri, quotidiani, riescono sempre a trasformarsi anche in simboli, della nostra insoddisfazione, delle nostre aspirazioni e della ricerca, spesso vana, di vie di fuga. Andare in città, partire per l’estero, tornare a casa, sfidare la morte o, come fa Petrunija, opporsi con un’improvvisa ispirazione creativa alla stupidità di una norma non scritta e ai pregiudizi del mondo. Lo stile di Teona Strugar Mitevska è scintillante e intenso, usa i colori come pennellate psicologiche, sa passare da dialoghi e situazioni da commedia corale alla secchezza di un cinema quasi verità, da momenti di straziante malinconia a squarci secchi e angoscianti di un’indifferente noia quotidiana. Coniuga uno sguardo lucido sulla povertà e il caos delle città e degli ambienti con tocchi di realismo magico. Non dimentica mai, sullo sfondo, le condizioni, le imposizioni, le assurdità delle convenzioni sociali, politiche e culturali. E, anche se spesso il cuore dei suoi racconti è quello femminile, sa scavare a fondo anche nelle psicologie e nelle insicurezze maschili, soprattutto ma non solo quelle degli adolescenti. Ci affascina, ci fa sorridere, ci fa pensare, con una coerenza e un’immediatezza da autentica narratrice.
In viaggio con Mario Soldati. Un “Soldati’s Day”, una giornata dedicata allo scrittore, regista, sceneggiatore, autore televisivo e viaggiatore, che si articolerà in una successione di proiezioni e interventi, dalle ore 13.00 di lunedì 25 fino alla sera, nella sala 3 del Cinema Massimo che, dallo scorso anno, si chiama appunto “Sala Soldati”.
La giornata si sviluppa come racconto della sua fisionomia complessa e completa di autore: oltre a tre dei suoi film maggiori (Malombra, Fuga in Francia e La provinciale), verrano proiettati spezzoni ed episodi delle sue serie televisive, delle sue inchieste giornalistiche, delle sue interviste. Apre una puntata di Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini, la trasmissione a puntate del 1957 nella quale in pratica Soldati inventò la televisione culinaria, cui sono abbinati lo “spin-off” Pranzo di Natale, nel quale l’autore interroga amici non romani sui loro usi alimentari natalizi, e il montaggio realizzato da Rai Movie che rievoca la popolarità del Soldati televisivo. Poi, due puntate dell’irresistibile serie Chi legge? (ancora un viaggio, da sud a nord, chiedendo agli italiani, ancora talvolta analfabeti, le loro letture preferite) e il bellissimo documentario Un’ora con Mario Soldati, dove l’autore si racconta, tra ricordi, amici e luoghi del cuore.