Il cinema di Dani Kouyaté al Massimo a dicembre

Quattro serate alla scoperta del cinema di Dani Kouyaté a dicembre al cinema Massimo.

Nato in Burkina Faso da una storica famiglia di griot, Kouyaté, artista polivalente, non ha mai smesso di cercare una fusione tra la sua cultura d’origine e le altre. Formatosi dapprima al teatro col padre Sotigui Kouyaté, poi in sociologia e cinema in Francia, vive attualmente in Svezia. La sua opera, nelle sue diverse forme ed estetiche, interroga l’umano e le sue complessità in diversi contesti.

La rassegna è curata da Daniela Ricci e Cecilia Pennacini grazie a una collaborazione tra il Museo Nazionale del Cinema e l’Università di Torino – Dipartimento di Culture, Politica e Società, nell’ambito dell’insegnamento di Antropologia Visiva del Corso di Laurea Magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia.

Giovedì 5 dicembre (dalle 9 alle 12), al Campus Luigi Einaudi – Aula A1 Pareto, Dani Kouyaté incontra gli studenti di Antropologia Visiva. Approfondimento sulla sua opera cinematografica come frutto del suo sguardo sul mondo e sul suo ruolo di griot con la macchina da presa.

IL PROGRAMMA

Lun 2, h. 19.00 – Introduzione di Cecilia Pennacini e Daniela Ricci
Souvenirs encombrants d’une femme de ménage (Svezia 2010, 52’, video, col., v.o. sott.it.)
Sedotta, maltrattata e abbandonata dagli uomini, madre di sei figli nati da vari incontri, Thérèse Parise si è battuta per tutta la vita per vincere la povertà. Lasciando la Guadalupa, scopre la Francia e Parigi, dove conduce la vita estenuante di una donna di servizio, a volte senza fissa dimora. In lei hanno convissuto e si sono scontrati tutti i sentimenti: collera e pazienza, fiducia e disperazione, rancore e indulgenza, tristezza e voglia di vivere. Oggi Thérèse ha un obiettivo: far conoscere le sue sventure, per liberarsene ed esorcizzarle.

Lun 2, h. 20.00
Daniela Ricci
Imaginaires en exil. Cinque registi d’Africa si raccontano
(Italia 2013, 52’, DCP, col., v.o. sott.it.)
Dani Kouyaté, Newton Aduaka, John Akomfrah, Haile Gerima e Jean Odoutan, cinque registi d’Africa in esilio: i loro percorsi artistici e personali da Parigi a Washington, da Ouagadougou a Londra, passando per Uppsala e Ouidah. Le loro lotte e il loro quotidiano all’incontro dell’altro risuonano con le sequenze dei loro film, i cui personaggi e situazioni sono l’espressione delle loro identità complesse. Attraverso lo sguardo di questi cinque cineasti, costantemente alla ricerca di un dialogo tra le diverse culture, di ponti che uniscono, le maschere cadono e i miti si fracassano.

Mar 3, h. 18.30 – Introduzione di Daniela Ricci
Dani Kouyaté/Olivier Delahaye
Soleils (Francia 2017, 96’, HD, col., v.o. sott.it.)
Dall’impero mandingo del tredicesimo secolo alla prigionia di Mandela. Per curare una giovane ragazza affetta da una misteriosa amnesia, un vecchio saggio la conduce in un suggestivo viaggio alla ricerca delle proprie radici e nella memoria di un continente, costellato di incontri con grandi personaggi, reali o finzionali – le ‘luci’ del titolo, da Sundjata Keïta a Leopoldo II, da Voltaire a Tierno Bokar – che ne hanno segnato la storia e la cultura.

Mer 4, h. 21.00 – Introducono di Cecilia Pennacini e Daniela Ricci. Al termine incontro con Dani Kouyaté
Medan vi lever (Finché c’è vita) (Svezia 2016, 91’, HD, col. v.o. sott.it.)
Kandia ha cinquant’anni. Dopo aver vissuto 30 anni in Svezia, decide di tornare a “casa” in Gambia. Suo figlio Ibbe, avuto con un uomo svedese, non capisce questo colpo di testa. Lui che sognava di fare il cantante hip hop, ora è costretto a raggiungere la madre a Banjul. L’impatto con “il paese” è inatteso per entrambi e rimetterà in questione le loro definizioni identitarie e culturali.

Ven 6, h. 21.00 – Introduzione di Daniela Ricci
Keita! L’Héritage du griot (Francia 1999, 94’, 35mm, col., v.o. sott.it.)
L’eredità del griot, ovvero l’importanza della tradizione orale per la trasmissione della cultura e della storia dei popoli africani. Il griot lascia un giorno il villaggio per recarsi in città a iniziare il giovane Mabo alla conoscenza di sé attraverso la storia dei suoi antenati. I racconti di Djeliba sono avvincenti e carichi di magia, al punto che Mabo inizia a trascurare la scuola, alla ricerca della propria identità. Intessuta nel racconto vi è la storia mitica di Soundiata Keita, fondatore dell’impero mandingo.