Articolo di Carlo Griseri
Lucio c’è, come se i nove anni dalla morte non fossero passati. Lucio c’è, e bastano pochi secondi della mitica sigla di “Lunedìfilm” a inizio visione per far partire i ricordi.
“Per Lucio“, ma soprattutto per tutti coloro che da quell’1 marzo 2012 si sentono un po’ orfani, un po’ perduti: Pietro Marcello stupisce con una svolta nella sua carriera autoriale dedicando al grande Dalla un documentario semplice, sincero, pieno di musica e di memorie.
Le parole del suo storico manager Tobia Righi, alcuni filmati di repertorio imperdibili (dallo Zecchino d’oro con sua madre alle proteste contro l’Avvocato Agnelli, fino ai salotti con Bettino Craxi…), una manciata di canzoni tra le meno abusate (ma ci sono anche “Nuvolari” e “Balla balla ballerino”, tra le altre), il Lucio in canotta da basket e quello più elegante (simpatici gli aneddoti sul parrucchino degli ultimi tempi), l’uomo di palco e l’uomo di penna.
Del Pietro Marcello amato da critica e festival forse rimane poco, un po’ schiacciato dall’omaggio al cantautore e dalla forza dei ricordi che la sua figura inevitabilmente suscita: ma forse poco non è, perché il lavoro di montaggio sulle immagini d’archivio – che diventano inediti videoclip postumi – si inserisce nel solco dei suoi lavori precedenti (compreso l’ultimo acclamato “Martin Eden”) e rappresenta la “firma” inconfondibile dell’autore.
LA SCHEDA
Diretto da Pietro Marcello
Nazionalità: Italia
Anno: 2021
Durata: 79′
Genere: Documentario
Sinossi. Per Lucio è un viaggio visivo e sonoro nell’immaginario poetico e irriverente del cantautore bolognese Lucio Dalla. Una narrazione inedita del suo mondo condotta attraverso le parole del suo fidato manager Tobia e del suo amico d’infanzia Stefano Bonaga. Il film unisce biografia e storia, realtà e immaginario, dando vita a un ritratto che attinge dall’infinito bacino dei repertori pubblici e privati, storici e amatoriali. Liriche e musiche dipingono un’Italia sotterranea e sfumata, immergendo lo spettatore in una libera narrazione del Paese attraverso i tragici eventi del periodo e il boom economico.
Questa è l’Italia degli ultimi e degli emarginati, questa è l’Italia di Lucio.