Silvio Soldini: “Il mio giallo-thriller esistenziale”

Oggi alle 21 il regista Silvio Soldini sarà al cinema Romano per incontrare il pubblico in sala per il suo “3/19”, uscito ieri in tutta Italia (a Torino è anche all’Uci del Lingotto) e interpretato da Kasia Smutniak. Il film è stato girato tra Milano e Torino, con il supporto della Film Commission Torino Piemonte.

“3/19” non sembra un film di Silvio Soldini, è una sorta di giallo-thriller esistenziale. Come è nata l’idea?

«Ammetto che non lo sento così lontano dalle cose che ho fatto, ma sono contento se questa è l’impressione, lo ricerco sempre nei miei lavori. La novità più grossa è il personaggio femminile, di solito sono socialmente più modeste, la mia Camilla è una donna d’affari proiettata verso il futuro, lei domina la città dalle sue finestre ma dagli eventi viene trascinata nei piani bassi, alle mense e ai dormitori. Nella sua indagine intercetta persone che forse non avrebbe mai incontrato e ciò provoca in lei un lento cambiamento, era ciò che mi interessava maggiormente, la rinascita che è alla base della storia. Ma ci sono altri elementi alla base del progetto, come la voglia – banalmente – di fare un giallo-thriller esistenziale, cercavo una tensione di quel tipo. Non ho adattato un romanzo solo perché non l’ho trovato!».

Kasia Smutniak offre un’interpretazione eccezionale: ha da subito pensato a lei?

«No, assolutamente! Solo alla fine della seconda stesura abbiamo iniziato a pensare al cast, ma c’era il lockdown e incontrare le attrici non era affatto semplice. Ho sempre pensato che Kasia ce l’avrebbe potuta fare e ho puntato su di lei, mi ero accorto in altri suoi lavori che aveva una grande capacità di mostrare lati emotivi veri, reali: è molto importante per me. Per un ruolo corazzato come quello di Camilla, che non è affatto empatico, serviva una grande determinazione e un grande piglio, lei deve sapersi difendere nel mondo lavorativo che abita, è quasi tutto maschile».

Il film è girato in parte a Torino, ma riconoscerla sullo schermo è impossibile.

«Sì, questa volta più delle altre non doveva capirsi che era Torino. Ne “Il comandante e la cicogna” la città si vedeva ma la riconoscevano solo i suoi abitanti: non vedo l’ora di poter fare un film in cui posso raccontarla bene, farla diventare protagonista della storia. Spero la prossima volta».

La natura, come in altri suoi film, ha un ruolo importante. A volte è stata la montagna, più spesso il mare. 

«Camilla si rifugia in immagini di natura, lei spesso chiude gli occhi e immagina alberi, per calmarsi, e ritrovare la pace interiore, e alla fine della storia torna ancora una volta il mare, anche se non possiamo anticipare troppo!».

(Articolo di Carlo Griseri)