Cinemambiente 25, il programma di sabato 11

La giornata apre un weekend fitto di appuntamenti al Festival Cinemambiente, il primo dei quali è, nel pomeriggio, il dibattito dedicato a “Il mondo segreto delle piante e dei robot. Ispirarsi
all’invisibile della natura per immaginare il futuro” (ore 15.30, Cinema Massimo – Sala Soldati). Gli studi sul microbiota delle piante, nostre prime alleate per affrontare le emergenze globali, potranno aiutarci, e aiutare il Pianeta, a vivere meglio? Questa la domanda a cui risponderanno Paola Bonfante, docente di Biologia vegetale all’Università di Torino, e la biologa Barbara Mazzolai. Moderato da Vincenzo Guarnieri, biochimico e comunicatore della scienza, organizzato dal Festival con il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università di Torino, e con CNR – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante, in occasione del Fascination of Plants Day, l’incontro esplora in particolare le potenzialità dei nuovi studi sulla composizione e sull’organizzazione degli organismi vegetali nella robotica bioispirata, le cui svariate applicazioni potrebbero offrire soluzioni concrete per proteggere il clima e la biodiversità.

Sempre nel pomeriggio, le proiezioni si avviano con il Concorso cortometraggi, di cui viene proposta, dalle ore 16 (Cinema Massimo – Sala Cabiria) la seconda tranche di titoli in gara. L’inglese The Farm Under the City, di Brett Chapman e Jordan Carroll, racconta l’innovativa impresa di Luke Ellis che, recuperando il cibo avanzato nei ristoranti e utilizzando la tecnologia bioponica e il compostaggio, coltiva erbe aromatiche e verdure in una “fattoria sotterranea” impiantata a Sheffield. In I Couldn’t Believe It, l’italiano Guido Manuli ci mostra, in un suo nuovo piccolo capolavoro animato di feroce ironia e scandito dalle note del brano “We’ll Meet Again” (già colonna sonora del Dottor Stranamore), quali incredibili sorprese possono aspettarci mentre siamo distratti dai disastri ambientali in tv. Bolo raz jedno more… (Once There Was a Sea), della slovacca Joanna Kozuch, intreccia in un racconto animato le parole di diversi personaggi che ricostruiscono il tragico destino del Lago d’Aral, il mare scomparso, trasformato in un deserto tossico dal selvaggio sfruttamento delle acque. Pez Volador, della spagnola Nayra Sanz Fuentes, è un incontro ravvicinato con gli uccelli volanti, per secoli creature totemiche in varie culture, simboli di libertà, determinazione, speranza, annullamento dei confini per la loro capacità di nuotare nelle profondità del mare e di librarsi nell’aria, oggi minacciati dall’antropizzazione che sta alterando i loro habitat. In Swallow the Universe, la collaborazione tra il regista franco-colombiano Luis Nieto e l’artista e disegnatore giapponese Daīchi Mori danno vita a un originale manga: protagonista un bambino che si perde nelle foreste della Manciuria portando scompiglio e anarchia nel mondo degli animali selvatici, fino ad allora perfettamente organizzato. Il canadese Wrought, di Anna Sigrithur e Joel Penner, mescola sperimentazione artistica e naturalismo scientifico per
raccontare il processo di decadimento della materia, ritenuto universalmente negativo, ma fisiologico, esplorando con una serie di sequenze in time-lapse ciò che succede quando il nostro cibo va a male. La proiezione sarà seguita da un incontro con il co-regista Joel Penner.

A ogni edizione il Festival ripropone, nella sezione non competitiva Panorama, un film del passato, documentario o di fiction, di particolare interesse ambientale. Quest’anno la scelta non poteva non ricadere su Soylent Green – 2022: i sopravvissuti (ore 17.30, Cinema Massimo – Sala Cabiria), diretto nel 1973 da Richard Fleischer, che immagina una Terra irreversibilmente inquinata, sovrappopolata, riarsa da una perenne estate, una New York con più di 40 milioni di abitanti, afflitta da una povertà dilagante e una scarsità mortale di beni e risorse primarie. Del fantathriller tratto dal romanzo Largo! Largo! di Harry Harrison che, alla scadenza e al netto delle esagerazioni distopiche, si rivela tra i più lungimiranti nella categoria dei film ambientati nel futuro già passato, parleranno, al termine della proiezione, il critico cinematografico Enzo Lavagnini e il musicista Vince Tempera.

Nel secondo pomeriggio, viene proposto un film della sezione Made in Italy. Diretto da Alessandro Azzarito, girato nel Monferrato, Il ciliegio di Rinaldo (ore 18.00, Cinema Massimo – Sala Soldati) è la storia dell’amicizia tra Emanuele, giovane rampollo di una famiglia di medici, e Rinaldo, un vecchio senza figli, che sfida la morte per insegnare a Emanuele a “leggere la natura” e a realizzare il suo sogno, diventare contadino, nonostante le pressioni e i desideri diversi della famiglia. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista e il protagonista del film Emanuele Rendo.

Sempre nel pomeriggio la poetessa, scrittrice e saggista Antonella Anedda, a cui viene assegnato in quest’edizione il Premio letterario “La Ghianda di CinemAmbiente”, sarà ospite del Festival per un incontro (ore 18, Circolo dei lettori) con Serenella Iovino, docente di Italian Studies and Environmental Humanities presso la University of North Carolina, e lo scrittore e poeta Tiziano Fratus. Il dialogo a tre sarà occasione per un excursus sulla produzione letteraria dell’autrice, che dagli esordi fino al suo volume più recente, Le piante di Darwin e i topi di Leopardi, ha dimostrato un appassionato interesse per il mondo della natura, tradotto nei suoi versi in un profondo attaccamento alla “terra”, sia la terra del sé, l’intima sospensione dove le parole vengono ostentate, sia la terra in quanto opera di una costante crescita ed evoluzione.

In serata, il penultimo titolo in gara nel Concorso documentari, Pleistocene Park (ore 20, Cinema Massimo – Sala Cabiria). Produzione statunitense, il film, diretto da Luke Griswold-Tergis, racconta le avventure – o meglio le disavventure – dell’eccentrico geofisico Sergej Zimov che, senza chiedere aiuto o permesso a nessuno, dagli anni ’90, assieme al figlio Nikita, recupera e trasporta mandrie di animali (renne, buoi muschiati, bisonti…) – nell’angolo più remoto della Siberia. Obiettivo del progetto “Pleistocene Park”: ripristinare l’ecosistema della “steppa dei mammut” dell’ultima era glaciale, in modo da contrastare lo scioglimento del permafrost e la conseguente mortale liberazione nell’atmosfera della grande quantità di carbonio in esso imprigionato. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista e il protagonista Nikita Zimov (online).

A partire dalle ore 20 (Cinema Massimo – Sala Soldati), il cartellone presenta altri tre titoli della sezione Made in Italy. Venezia altrove, di Elia Romanelli, è un viaggio nell’immaginario creato nel mondo dalla città lagunare. In luoghi improbabili, ispirati in modi grotteschi o romantici alla città lagunare – un istituto di bellezza a Zagabria, un centro commerciale a Instanbul, un villaggio di pecore in Romania… – cinque persone che non hanno mai messo piede a Venezia, ma hanno un legame con la Serenissima, raccontano le loro storie. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista e con Cecilia Pennacini, docente di Etnologia e Antropologia Visiva presso l’Università di Torino.

Dopo Mirabilia Urbis, Milo Adami torna sulla figura di Antonio Cederna con Appia Antica. A fare da guida di un breve viaggio a piedi lungo la regina viarum – luogo fuori dal tempo, museo diffuso percorso da romani e turisti di tutto il mondo, oggi tutelato dal Parco Archeologico dell’Appia Antica – è nuovamente l’attore Giuseppe Cederna, che ricorda le battaglie condotte dal padre, giornalista e urbanista, nel 1965, per salvare l’area dalla speculazione edilizia e dai progetti di privatizzazione. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista. Il film a seguire, La bicicletta e il Badile (ore 22.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina, è la cronaca di un viaggio “sostenibile” sulle orme del grande alpinista Hermann Buhl, che un venerdì del luglio 1952 partì da Innsbruck in bicicletta, risalì la valle dell’Inn, scalò in solitaria la parete nord-est del Pizzo Badile e con gli stessi mezzi tornò a casa, riuscendo a essere al lavoro il lunedì mattina. La proiezione sarà seguita da un incontro con Maurizio Panseri, co-regista, e il protagonista del film Marco Cardullo.

In serata, una proiezione all’aperto, all’Imbarchino del Valentino, dove, alle ore 21.30, il cartellone presenta, nella sezione non competitiva Panorama, First We Eat (in replica domenica 12 giugno, ore 21, Cinema Elios, Carmagnola – TO), di Suzanne Crocker, presente anche nella giuria del Concorso documentari di quest’edizione del Festival. Nel film, la pluripremiata regista canadese traduce plasticamente in immagini il concetto di conversione ecologica, raccontando con humour l’esperienza della sua “normale” famiglia, che nel selvaggio Yukon, a soli 300 chilometri dal Circolo Polare Artico, ha deciso di bandire da casa tutti i cibi del supermercato, vivendo per un anno solo di quanto pescato, cacciato, raccolto e coltivato. La proiezione sarà seguita da un incontro con la regista.

Chiude la serata un altro film della stessa sezione, l’inglese Rebellion (ore 22.30, Cinema Massimo – Sala Cabiria), diretto da Maia Kenworthy ed Elena Sánchez Bellot, biopic dedicato a uno dei gruppi ambientalisti in più rapida espansione negli ultimi anni. A partire dalle testimonianze dei fondatori, il film ricostruisce la storia di Extinction Rebellion (XR), dalla nascita in Inghilterra nel 2018 al diffondersi in tutto il mondo delle azioni di protesta pacifica e di disobbedienza civile con cui il movimento socio-politico non violento chiede
ai governi di mobilitarsi contro i cambiamenti climatici e le più pressanti emergenze ambientali. La proiezione sarà seguita da un incontro online con le registe.