Cinema e arte hanno sempre scavalcato uno i confini dell’altra, contaminandosi, giocando, citandosi a vicenda. Travalicando il proprio campo ed entrando – come allusione colta, come necessità scenica o come puro divertissement – in quello opposto. È sempre accaduto, e sempre accadrà. Ma c’è stato un momento in cui l’interazione fra arte e cinema è esplosa con esiti estetici e narrativi del tutto particolari, quando cioè la Pop Art ha fatto la sua irriverente e coloratissima intrusione nel cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta, sia in quello d’autore che in quello di genere. Pop screen curata da Luca Beatrice, critico d’arte e docente e Luigi Mascheroni, giornalista e scrittore, nell’ambito del 40 Torino Film Festival ripercorrerà con due serate speciali e un docufilm di montaggio prodotto per l’occasione, l’influenza che la corrente artistica d’avanguardia arrivata da Londra e dagli Stati Uniti influenzò fin dalla metà dei favolosi sixties il cinema italiano, contribuendo a creare una nuova estetica di massa. E lo fece portando dentro a decine e decine di film (da Diabolik di Mario Bava a La decima vittima di Elio Petri, da Lo scatenato di Franco Indovina a Sissignore di Ugo Tognazzi, da Blow-Up di Michelangelo Antonioni a Dillinger è morto di Marco Ferreri) gli artisti, le opere d’arte, le sensibilità, gli oggetti di design, l’arredamento, la moda, il fumetto, la pubblicità, la grafica e la musica della Pop art. Un nuovo modo di “vedere” e “vivere” il mondo che anche per il cinema significò modernità e futuro.
Gallerie d’Italia – Torino. In collaborazione con Intesa San Paolo.