Si apre un weekend denso di appuntamenti al Festival Cinemambiente, nelle sale e fuori. Già dalla mattinata, infatti, nelle vie adiacenti il Cinema Massimo, sarà allestito il Villaggio della Biodiversità (fino a domenica 11 giugno, con apertura dalle 10.00 alle 19.00), dove, senza muoversi dalla città, si potrà imparare a conoscere meglio e a salvaguardare il patrimonio ambientale nazionale. Realizzata dal Festival in collaborazione con il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, la struttura temporanea sarà composta da numerosi stand di educazione ambientale in cui il pubblico avrà l’opportunità di approfondire molteplici temi e sperimentare diverse attività legate alla tutela della natura. Nell’area dedicata al patrimonio forestale ci si potrà soffermare sulla vivaistica e sul progetto nazionale “Un albero per il futuro” – mirato al contrasto dei cambiamenti climatici – per le foreste vetuste e la loro salvaguardia, sull’importanza del legno morto per la conservazione della biodiversità e su molte altre curiosità legate ai tesori verdi della nostra Penisola. Altri stand saranno dedicati alle attività dei Carabinieri forestali dirette al recupero, alla tutela e all’accoglienza degli animali selvatici; altri ancora, al dissesto idrogeologico e alle specie aliene, così come a quelle in via di estinzione. All’interno del Villaggio saranno anche attivi vari laboratori didattici dedicati al riciclo e alle energie rinnovabili.
Sempre nell’ambito del Festival “OFF”, sarà visibile ancora fino a domenica 11 giugno, in Piazzetta Reale, ANTIMATTER_STONE, la scultura a forma di grande pietra rivestita di alluminio – materiale riciclabile all’infinito – dell’artista Sebastiano Pelli. L’installazione, inserita, come oper-Azione collettiva, nel solco del progetto partecipativo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, è frutto della collaborazione del Festival con il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Cittadellarte Fondazione Pistoletto e CIAL.
In mattinata gli appuntamenti del Festival iniziano con la masterclass di Victor Kossakovsky (ore 10.00 – 12.30, Il Circolo dei lettori), in cui il regista russo – vincitore del Premio Stella della Mole green in quest’edizione del Festival – condividerà con appassionati e professionisti alcuni aspetti del proprio lavoro, in grado, sin dagli esordi, di conquistare la critica e il pubblico internazionali grazie a un’idea di indagine del reale molto personale e originale. Dallo sguardo attento sulla dimensione familiare, nel contesto specifico russo, via via il regista amplia il campo d’azione fino a giungere, attraverso la cattura del micro elemento, a trattare questioni macro quali quella dell’ambiente, processo inteso come ricerca sulla contemporaneità e sulle sottili trame che la compongono. Il denominatore comune della sua opera consiste nell’intendere il cinema uno strumento atto a “mostrare” anziché comunicare un messaggio, stando in costante ascolto di quell’essenza poetica che non siamo abituati a cogliere dentro e intorno a noi. La masterclass si focalizzerà su due temi principali: “Vedere o non vedere”, analisi del paradosso secondo cui per vedere di più bisogna prima imparare a non vedere, e “Arte dell’empatia ed empatia dell’arte”, indagine delle motivazioni e degli scopi del fare arte.
Il primo appuntamento pomeridiano è con l’ecoevento “Superottimisti on the road” (ore 16.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), in cui un’esperienza di formazione e produzione cinematografica si integra con il tema dei rifugiati climatici. Il panel prende infatti spunto da un workshop organizzato in Kenya da Superottimisti, archivio di film di famiglia piemontese, sul linguaggio cinematografico e la valorizzazione creativa dei materiali d’archivio, a cui hanno partecipato a Nairobi quindicistudenti, provenienti da diversi Paesi del continente africano. L’iniziativa ha portato alla realizzazione del cortometraggio Shine Again, storia emblematica di una giovane rifugiata ruandese che oggi vive a Nairobi lavorando per l’ONG JRS. La proiezione del film nel corso dell’incontro – organizzato dall’Archivio Superottimisti, in collaborazione con Istituto Italiano di Cultura in Kenya e JRS/Centro Astalli, con la partecipazione di UNHCR, UNICRI e Comune di Torino – sarà occasione per un duplice approfondimento. Con gli studenti partecipanti al laboratorio – collegati in diretta dal Kenya – si parlerà delle potenzialità del mezzo audiovisivo e della sua efficacia nel favorire il lavoro di gruppo e lo scambio culturale; a partire dalle storie individuali dei ragazzi, si rifletterà poi sugli effetti dei cambiamenti climatici che obbligano un numero crescente di persone a lasciare i propri Paesi d’origine. All’incontro interverranno Giulio Pedretti e Giulia Carbonero, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Archivio Superottimisti, Elena Gallenca, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Nairobi, Angelo Pittaluga, Head of Global Advocacy al JRS/International Office, gli studenti rifugiati del corso di comunicazione Southern New Hampshire University presso il JRS a Nairobi, Elena Atzeni, Integration Associate all’UNHCR, Manuela Brunero, Programme Management Officer al Counter-Terrorism Programme dell’UNICRI, Marina Mazzini, Public information, Urban Security all’UNICRI, Abdullahi Ahmed Abdullahi, consigliere del Comune di Torino, Nouhoum Traore, esperto in Economia dell’ambiente presso l’Università di Torino.
In parallelo, le proiezioni dei film in gara in quest’edizione proseguono con il terzo programma del Concorso Cortometraggi (dalle ore 16.30, Cinema Massimo – Sala
Cabiria), che comprende cinque titoli. Les Neiges électriques, del regista e artista multimediale francese Quentin L’Helgoualc’h, vede protagonista un rifugiato climatico impegnato in un colloquio, decisivo per ottenere il diritto d’asilo, in cui deve ricostruire il suo percorso d’esilio: il racconto è così realistico da avere effetti diretti sulla procedura burocratica. Flut, del siriano Almourad Aldeeb, ritorna sul disastro della Valle dell’Ahr, in Renania, dove l’alluvione del 2021 provocò 130 morti, attraverso la testimonianza di Abdo, immigrato da Aleppo e residente ad Ahrweiler, diventata una città-fantasma. Última generación, di Bryan Santisteban, Ronaldo Sánchez e Héctor Lluen Tullume, ci riporta agli antichi mezzi di trasporto dell’acqua con un viaggio nel distretto di Mórrope, nella regione peruviana di Lambayeque, dove gli ultimi acquaioli si servono ancora dei cavalli per trasportare il loro carico. In arrivo dalla Repubblica Ceca, Stromy a my (Trees and Us), di Tereza Motýlová, è un piccolo e surreale film-poema, realizzato in stop motion, in cui svariati oggetti, prodotti con il legno, decidono di tornare in massa a casa, cercando la via del bosco. Riflessione sul fenomeno dei grandi felini in cattività usati come attrazione, Strange Beasts, dell’australiano Darcy Prendergast, racconta la vera storia della fulminea ascesa e caduta del Bacchus Marsh Lion Safari, uno zoo-park visitabile in auto, aperto negli anni 70 in una cittadina non lontano da Melbourne e chiuso dopo poco più di una decade per motivi misteriosi.
Sempre nel pomeriggio, la serie di “ecoletture” legate al Premio letterario Le Ghiande, organizzate dal Festival nei mesi scorsi in diversi spazi cittadini, si concludono con la presentazione del volume “Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel” (ore 17.30, Il Circolo dei lettori) di Marco Gisotti, pubblicato da Edizioni
Ambiente. Il libro racconta la storia del cinema attraverso le tematiche dell’ambiente e del clima passando in rassegna 150 film ed esaminando anche l’attuale percorso verso una maggior eco-sostenibilità dell’intera filiera cinematografica, dalle produzioni alle sale. Nel corso dell’incontro, l’autore Marco Gisotti dialogherà con i giornalisti Roberto Giovannini e Marino Midena.
Nel tardo pomeriggio, sono ospiti del Festival due amici di lunga data, Alexander e Nicole Gratovsky, fondatori della Dolphin Embassy e autori di diversi film a quattro mani presentati nelle scorse edizioni. Quest’anno, per rendere omaggio alla presenza in giuria di Nicole Gratovsky, il Festival propone I, Beast (ore 18.00, Cinema Massimo – Sala Cabiria), il nuovo, recentissimo lavoro della coppia di antropologi e registi russi. Richiamo alla storia eterna di Teseo e del Minotauro, il film-parabola vede persone di venti Paesi diversi costruire e attraversare un labirinto, simbolo del percorso della vita, al centro del quale li aspetta la Bestia, l’incontro inevitabile con la scelta umana per eccellenza, quella tra il Bene e il Male. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi.
Sempre nel tardo pomeriggio, il Festival presenta una serie di cinque cortometraggi realizzati da sei giovani filmmaker nel corso di un workshop di cinema del reale tenuto la scorsa estate dal regista Daniele Segre nell’ambito delle iniziative che CinemAmbiente organizza annualmente in Valchiusella. Ispirate dai recenti, timidi segnali di inversione di tendenza nello spopolamento delle terre alte, le Storie della Valchiusella (Cascina Prela, naturale di Lorenzo Antonicelli, Cravera Luisita di Marco Farmalli e Isabel Rodriguez Ramos, La promessa del lupo di Daniele Alef Grillo, Se cammini, lentamente corri di Fabio Fontana, La voce di un’arte antica di Martina Calabrese) raccontano le esperienze di persone che hanno deciso di rimanere, o di trasferirsi stabilmente, nella vallata canavesana, facendo della montagna una scelta di vita. La proiezione (ore 18.00, Cinema Massimo – Sala Soldati) sarà seguita da un incontro con i registi, Daniele Segre, tutor del workshop (o qualcosa di simile) e i sindaci degli otto Comuni della Valchiusella, che si concluderà con una degustazione di prodotti tipici della Valle canavesana.
In serata, nel Concorso Documentari viene proiettato lo statunitense The Grab (ore 20.00, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di Gabriela Cowperthwaite, che esplora il fenomeno, dirompente e in continua crescita in svariate zone del mondo, della “corsa alla terra”. Costruito secondo i canoni del thriller investigativo, il film svela come, dalla Cina all’Arabia Saudita, governi e investitori privati si stiano accaparrando nuove terre in altri Paesi per garantirsi suoli fertili in previsione della crescente crisi idrica. Realizzato in collaborazione con il Center for Investigative Reporting, il film racconta un nuovo, occulto land grabbing perpetrato a scapito di intere popolazioni, disegnando lo scenario di un futuro in cui le guerre non saranno più combattute per il petrolio, ma per il cibo e l’acqua. La proiezione sarà seguita da un incontro online con la regista, a colloquio con Silvana Dalmazzone, docente di Economia ambientale e gestione delle Risorse naturali all’Università degli Studi di Torino.
Sempre in serata, il Festival rende omaggio a un’altra giurata del Concorso Documentari, Anne de Carbuccia. L’artista ambientale e regista di origini corse, le cui opere sono esposte nella mostra multimediale One Planet One Future – allestita dal Festival e dall’Università degli Studi di Torino al Cortile del Rettorato e visitabile fino al 30 agosto – ha effettuato molteplici spedizioni in giro per il mondo per creare le sue installazioni. Nei suoi viaggi ha incontrato una nuova generazione di uomini e donne che, inventando nuovi metodi e soluzioni, lottano per la vita del nostro Pianeta. Da qui è nato il suo primo lungometraggio, Earth Protectors (ore 20.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), che ci racconta come la specie umana deve adattarsi all’Antropocene attraverso le storie di sette giovani impegnati ogni giorno a fronteggiare le conseguenze della crisi climatica e a “proteggere la Terra” in luoghi diversi di diversi continenti. Dall’Italia al Nepal, dall’Amazzonia peruviana alla Siberia, dallo Yucatán alla California, il documentario ci guida, tra immagini e paesaggi stupefacenti, in un viaggio verso la consapevolezza che ciascuno di noi può fare la differenza e “diventare una forza geologica positiva”. La proiezione sarà seguita da un incontro con la regista.
In seconda serata per la sezione Made in Italy viene presentato Tara (ore 22.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), dedicato, fin dal titolo, al fiume che lambisce la periferia di Taranto. Le sue acque, un tempo ritenute dotate di poteri taumaturgici, sono oggi intorbidite dall’inquinamento dell’Ilva. Con uno sguardo lieve, i due registi Volker Sattel e Francesca Bertin raccontano le giornate spensierate di chi ancora frequenta la zona. Ne emerge un complesso ritratto sociale e, al contempo, un quadro di tutta la città e dei cambiamenti che l’hanno attraversata nel corso dei decenni. Al termine della proiezione incontro con la regista Francesca Bertin.
Sempre in seconda serata, viene proposto un altro titolo in gara nel Concorso Documentari, Zoo Lock Down (ore 22.30, Cinema Massimo – Sala Cabiria). Diretto
dall’austriaco Andreas Horvath, il lungometraggio è stato girato nella primavera del 2020 allo zoo di Salisburgo, aperto 365 giorni all’anno e chiuso per la prima volta della sua storia durante la pandemia. L’assenza di visitatori è l’occasione per uno sguardo intimo e ravvicinato, senza interferenze di voci e presenze umane, a scimmie, orsi, leoni, coccodrilli e a tutti gli altri animali che non hanno mai avuto una vita senza pubblico, protagonisti di un film affascinante, ironico e a tratti surreale. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista.