Cinemambiente, il programma di domenica 11 giugno

Il Festival Cinemambiente si chiude in serata con la cerimonia di premiazione che si svolgerà al Museo Nazionale del Cinema – Mole Antonelliana alle ore 19 e che – con un’iniziativa congiunta con il Servizio Cooperazione Internazionale e Pace del Gabinetto del Sindaco della Città di Torino – sarà seguita dall’ecotalk “Un mondo a tre zeri” (ore 20.30, Cinema Massimo – Sala Cabiria) del Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus. L’economista e banchiere bengalese, “padre” del social business e del microcredito, illustrerà la sua visione del mondo a tre zeri (zero povertà, zero disoccupazione e zero emissioni) declinando in specifico su Torino le potenzialità di un nuovo modello economico non basato sull’interesse personale, ma sullo sviluppo sociale, per contrastare le crescenti disuguaglianze, la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, l’aumento della povertà e la produzione industriale fuori controllo, che distrugge l’ambiente.

A seguire, il film di chiusura della 26ma edizione, Breaking Social, del pluripremiato regista svedese Fredrik Gertten, amico del Festival fin dai tempi di Bikes vs Cars. Il suo nuovo film si focalizza sulla rottura del contratto sociale all’origine delle crescenti diseguaglianze nel mondo, sui super-ricchi che si servono dei paradisi fiscali e accumulano profitti senza restituire nulla alla comunità. Dal microcosmo corrotto di Malta al West Virginia, stato ricco di materie prime eppure povero, il film individua nella cleptocrazia e nell’estrattivismo i modelli globali che dominano la vita politica ed economica anche nelle nostre democrazie e alimentano una crescente rabbia sociale. La proiezione sarà introdotta dal regista.

Dal mattino (dalle ore 10.00), nelle vie adiacenti il Cinema Massimo, sarà aperto, per il secondo giorno consecutivo, il Villaggio della Biodiversità (fino alle ore 19.00), dove grandi e piccoli potranno imparare a conoscere meglio e a salvaguardare il patrimonio ambientale nazionale. Realizzata dal Festival in collaborazione con il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, la struttura temporanea, composta da numerosi stand di educazione ambientale, offre al pubblico l’opportunità di approfondire molteplici temi e sperimentare diverse attività legate alla tutela della natura.

Nel pomeriggio, le proiezioni si avviano con Orera (ore 15.45, Cinema Massimo – Sala Cabiria), di Julien Mournier, ultimo titolo della sezione Made in Italy, che ci porta sull’isola di Réunion, in una piccola vallata raggiungibile solo a piedi o in elicottero, dove la natura è ancora selvaggia, splendida e incontaminata e dove i discendenti degli schiavi maroons hanno trovato la loro emancipazione costruendo da soli il proprio villaggio: un angolo di terra ora messo in pericolo dalla crisi climatica. Al termine della proiezione incontro con il regista.

In parallelo, il Festival propone, come a ogni edizione, un programma riservato al pubblico dei più piccoli e delle loro famiglie (ore 15.45, Cinema Massimo – Sala Soldati) che quest’anno presenta 8 cortometraggi. In prevalenza di animazione, le brevi storie proposte offrono a tutti, bambini e adulti, spunti surreali, ironici e divertenti per riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente, a cominciare dal problema globale, sempre più pressante, dei rifiuti, al centro di diversi film. Nel colombiano La Sixtina, di Juan Camilo Fonnegra, un senzatetto, che usa i rifiuti trovati per strada come materiale per le sue
creazioni artistiche, lavora al suo capolavoro: la riproduzione della Cappella dipinta da Michelangelo. Oh So Convenient, della taiwanese Huei Jen Hung, mostra la gran quantità di scarti e sprechi inutili che ogni giorno produciamo solo per comodità, per pigrizia, per evitare la minima fatica. Nel malese (Plastik), di Philip Rom, una bambina guarda attraverso un telescopio ricavato da una bottiglia e ha la visione del nostro futuro su un Pianeta completamente inquinato dalla plastica.

Diversi altri film si focalizzano sugli animali, incarnazioni del mondo naturale che spesso ci ricordano i nostri comportamenti sbagliati. Nel tedesco Squirrel, di Julia Ocker, una mamma-scoiattolo è così impegnata ad accumulare noccioline da non avere tempo di badare ai suoi piccoli; nel francese Code Rose, di Taye Cimon, Pierre Coëz, Julie Groux, Sandra Leydier, Manuarii Morel e Romain Seisson, un fenicottero si posa su una portaerei, viene scacciato dai soldati, ma torna ostinatamente, e con rinforzi, a occupare il ponte di volo, macchia rosa sul grigio militare. In un altro titolo francese, L’Air de rien di Gabriel Hénot-Lefèvre è, invece, un gabbiano a cambiare la vita di un vecchio, ricoverato in un sanatorio in riva al mare, e a riportarlo allo spirito della sua infanzia. Nell’inglese Brother Nature, di Sophie Bird, un uomo che si sente estraneo al mondo trova la sua collocazione dopo aver risposto a un annuncio per badare alla casa di una donna anziana, che si rivela essere Madre Natura. L’estone Naeris – The Turnip, di Piret Sigus e Silja Saarepuu, infine, affronta il tema dello sfruttamento del suolo rovesciando la prospettiva di una storia della tradizione rurale slava, per una volta raccontata non dall’angolo visuale del contadino, ma della terra che viene coltivata.

Nel secondo pomeriggio, due proiezioni speciali per due ospiti speciali. Andrea Pennacchi è il vincitore del Premio Ciak verde 2023, istituito dal Festival e da SMAT, per una figura del mondo del cinema e dello spettacolo italiano impegnata nella difesa dell’ambiente che metta a disposizione la propria immagine e capacità comunicativa per sensibilizzare il pubblico sulla gravità dell’attuale crisi climatica. Il Festival gli rende omaggio proponendo il film Pluto (ore 17.00, Cinema Massimo – Sala
Cabiria), in cui l’attore e drammaturgo padovano – noto anche al pubblico televisivo per i suoi monologhi “capovolti” nei panni del Pojana, a “Propaganda Live”, su la7 — sostiene con un’intensa interpretazione un ruolo impegnativo. Nel distopico e lungimirante film di Renzo Carbonera, girato prima dello scoppio della crisi russo-ucraina, Andrea Pennacchi, quasi sempre solo in scena, si cala infatti con maestria nei panni e nella mente traumatizzata di ex veterano di guerra, ossessionato dalla paura dell’atomica e della catastrofe nucleare. La proiezione sarà seguita da un incontro con l’attore e con il regista Renzo Carbonera.

In parallelo, il Festival rende omaggio a George Ovashvili, presente nella giuria Documentari, con la proiezione del film Corn Island (ore 17.00, Cinema Massimo – Sala Soldati), anticipazione della retrospettiva completa che il Museo Nazionale del Cinema dedicherà dal 12 al 14 giugno al regista georgiano, autore di numerosi corti e lungometraggi premiati nei principali festival internazionali e quasi mai distribuiti in sala in Italia. Omaggio visivo al ciclo infinito della vita, in cui la sceneggiatura scarna, i dialoghi ridotti all’essenziale, le interazioni tra i personaggi affidate prevalentemente agli sguardi lasciano emergere incontrastata la potenza delle immagini, Corn Island ha vinto il Globo di Cristallo al Festival di Karlovy Vary ed è stato selezionato tra i migliori film stranieri candidati all’Oscar 2014. Ambientato in una terra di nessuno al confine tra le conflittuali Abkhazia e Georgia, il lungometraggio è stato girato, letteralmente, in mezzo al fiume Enguri, da cui, nel periodo caldo, affiorano isolotti prodotti dall’accumulo di limo portato dalla corrente, fertili ed effimeri, sfruttati, prima che l’acqua se li riprenda, dai contadini locali per la coltivazione del mais. Un vecchio e la giovane nipote si stabiliscono su uno di essi, trovandosi a dover fronteggiare le ondate di piena che minacciano il raccolto e le derive di una guerra silenziosa, nell’eterna lotta dell’uomo contro la forza irresistibile della natura e dell’uomo contro l’uomo. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista.

In prima serata, il Concorso Cortometraggi si conclude con il quarto e ultimo programma (dalle ore 19, Cinema Massimo – Sala Cabiria) che presenta quattro titoli. Arenata sulla spiaggia di Nitzanim, in Israele, la carcassa di una balena richiama sul luogo folle di curiosi: in Requiem for a Whale, il regista Ido Weisman trasforma le loro parole e le loro reazioni in un’esperienza collettiva, intrecciandole in un dialogo a più voci sul tema della vita e della morte. Ambientato in una piccola città indiana, Holy Cowboys, di Varun Chopra, è un docu-film che, a partire dalla storia di un ragazzino desideroso di salvare un vitellino, fa luce sul fenomeno dei “vigilantes” delle vacche, sacre per la maggioranza hindu, e sui risvolti politici della loro attività di reclutamento. In Les Hommes de la nuit, cortometraggio della regista francese Judith Auffray, in una giungla del Borneo ricostruita virtualmente, un esploratore va alla ricerca degli oranghi, gli “uomini della notte”, come li chiamava Linneo: dal suo viaggio nasce una riflessione sulla strana vicinanza, che, da secoli, segna la storia delle relazioni tra gli umani e le grandi
scimmie. Si ambienta sempre in una giungla, ma molto diversa, il cortometraggio sperimentale in arrivo dal Bangladesh Fantasy in a Concrete Jungle, di Mehedi Mostafa, in cui la voce di un architetto fuori campo riflette sul caotico sviluppo urbano di Dacca, una delle città più popolose al mondo, e sul contrasto tra il rumore della metropoli e il silenzio dei vicini villaggi rurali.

Sempre in prima serata, viene presentato nella sezione non competitiva Panorama un film che affronta il tema dell’ecoattivismo e della difesa del suolo, presente anche in diverse opere in concorso. Coproduzione internazionale, Delikado (ore 19.30, Cinema Massimo – Sala Soldati), debutto alla regia del pluripremiato giornalista Karl Malakunas, segue tre “difensori della terra” impegnati nelle Filippine – uno dei posti più pericolosi al mondo per gli ecoattivisti – a proteggere l’isola di Palawan, paradiso naturale minacciato da interessi affaristici e politici, svelando che cosa si nasconde, in realtà, dietro la presunta “guerra alla droga” del presidente Duterte.