Cinemambiente 27: la sezione PANORAMA

La sezione internazionale non competitiva del Festival Cinemambiente, che presenta film inediti in Italia o meritevoli ‒ per il tema affrontato e la qualità di realizzazione ‒ della più ampia
circuitazione, contempla quest’anno 8 titoli.

Common Ground (sabato 8 giugno, ore 17:00, Cinema Massimo ‒ Sala Cabiria), di Josh e Rebecca Tickell, è il sequel del precedente film dedicato dalla coppia di registi californiani all’agricoltura rigenerativa, Kiss The Ground, successo internazionale visto da milioni di spettatori nel mondo. Attraverso inchieste giornalistiche e testimonianze di quanti si impegnano sul fronte della sostenibilità alimentare, il nuovo film svela l’oscuro intreccio di potere, interessi economici e politici che sta dietro il nostro attuale sistema di produzione del cibo. All’agricoltura industriale, che origina da pratiche razziste e in cui oggi lavoratori di ogni colore stanno letteralmente morendo per nutrire la popolazione, il film contrappone il nuovo modello rigenerativo, praticabile anche su larga scala in modo redditizio – come dimostra il protagonista del film, il coltivatore e allevatore Gabe Brown – e al contempo in grado di proteggere il clima, la nostra salute e, soprattutto, il futuro di chi erediterà la terra. Alle nuove generazioni sono, infatti, indirizzati gli interventi delle tante star dello spettacolo che partecipano al film di persona, tra cui Laura Dern, Jason Momoa, Rosario Dawson e Woody Harrelson.

Musica dance e natura, clubbing e protezione del Pianeta: elementi agli antipodi si fondono per sensibilizzare un pubblico sempre più vasto sulla crisi del clima e della biodiversità in Blue Carbon (mercoledì 5 giugno, ore 21:00, Barricalla, Collegno), film diretto da Nicolas Brown – vincitore, tra svariati altri premi, di tre Emmy e due Bafta – che ha un’interprete d’eccezione nella candidata ai Grammy Jayda G (Jayda Guy). La DJ, produttrice musicale e tossicologa marina, con l’accompagnamento della colonna sonora di RZA del Wu-Tang Clan e la partecipazione di Seu Jorge, ci conduce in un viaggio tra musica e scienza alla scoperta delle potenzialità del carbonio blu. Tra Stati Uniti, Senegal, Vietnam, Francia, Colombia e Brasile, il documentario esplora le caratteristiche di quell’elemento, ancora poco conosciuto, immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini. Catturato da alghe, mangrovie, paludi salmastre, che, secondo alcune stime, sono in grado di sequestrare anidride carbonica dall’atmosfera in misura notevolmente superiore alle foreste pluviali, il carbonio blu è diventato oggetto di crescenti investimenti da parte delle grandi
compagnie che compensano le loro emissioni acquistando crediti di CO2 e oggi si candida a diventare un potente alleato ‒ da conoscere meglio e più da vicino ‒ nella lotta per la mitigazione dei cambiamenti climatici.

Landshaft (domenica 9 giugno, ore 18:30, Cinema Massimo ‒ Sala Cabiria), di Daniel Kötter, è il resoconto di un viaggio in una tormentata regione di confine, il Nogorno-Karabakh conteso tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Lungo il percorso in mezzo alle montagne che dal Lago Sevan conduce alla miniera d’oro di Sotk, dal 2020 controllata dall’Azerbaigian, il regista lascia che sia il paesaggio – vero e spettacolare protagonista del film – a raccontarsi e a mostrare la complessa situazione geopolitica di un territorio segnato dall’estrattivismo, dalla guerra, dagli sfollamenti. Il film segue da lontano il flusso della vita di umani e non umani, soffermandosi soprattutto sulle conversazioni di coloro che si chiedono a chi appartenga realmente quella terra e quale delle due parti in lotta prevarrà a loro spese.

Con The Perfect Meal (sabato 8 giugno, ore 16:00, Cinema Massimo ‒ Sala Soldati), il regista greco Alexandros Merkouris decide di indagare a fondo le prerogative della dieta mediterranea, le sue virtù universalmente riconosciute e i suoi segreti nascosti. Molti ormai sanno che un’alimentazione di origine vegetale, a base di verdure, frutta, legumi, cereali, con limitato o nullo apporto di carne, giova alla salute. Pochi però sanno come specifici vegetali influiscono sulle diversi parti del nostro corpo e come il cibo, se usato bene, può agire come una medicina. Focalizzato sui più recenti studi sulla dieta mediterranea, il film, diviso in cinque episodi, spiega attraverso gli interventi di altrettanti epidemiologi e ricercatori, i meccanismi attraverso cui certi alimenti – e certe combinazioni di alimenti – possono proteggerci da malattie cardiovascolari e neurodegenerative, cancro, diabete, obesità, infertilità: permettendoci, oltretutto, come ci mostrano gli chef presenti nel lungometraggio, di recuperare piatti delle nostre tradizioni, sani, saporiti e sostenibili.

Ispirato ai due giovani registi, Manon Turina e Francois Marques, dalla trasfigurazione subita durante la pandemia da una metropoli solitamente frenetica come Londra, Green City Life (giovedì 6 giugno, ore 21:45, Imbarchino del Valentino) si interroga sul modo in cui potrà essere costruita la citt‡ del futuro, in grado di coniugare i benefici della campagna e i vantaggi delle aree urbane. Alla ricerca di esempi concreti e rivoluzionari che riportano la natura nel cuore delle città, i due viaggiano in Messico, Europa e Stati Uniti. A ogni tappa, con l’aiuto di associazioni, imprenditori, esperti del luogo, trovano fonti di ispirazione – dalla rivegetazione all’agricoltura urbana – utili per disegnare la città green di domani e invitare all’azione amministrazioni pubbliche, compagnie private e semplici cittadini.

Duemila poliziotti contro duecento squatter asserragliati sugli alberi: queste le forze in campo nella battaglia per la foresta di Dannenrder, durata più di quarant’anni e raccontata nel suo momento di svolta dal regista Klaus Sparwasser in System Change – A Story of Growing Resistance (giovedì 6 giugno, ore 17:30, Cinema Massimo ‒ Sala Cabiria). La lotta ambientalista nel cuore della Germania contro l’abbattimento di una vasta area di alberi secolari per fare spazio all’autostrada federale A49 ha avuto una fase cruciale nel 2020, con il violento sgombero ‒ ripreso dal film ‒ da parte delle forze dell’ordine, delle case sugli alberi costruite dagli attivisti: un episodio di ampia risonanza mediatica soprattutto per la presenza sul luogo di Carola Rackete, l’ex comandante della Sea Watch 3, oggi candidata alle elezioni europee. L’epilogo della battaglia coincide con quello del film, che documenta anche lo sgombero del villaggio abbandonato di Lützerath occupato dagli ambientalisti e d‡ voce alla rabbia e alle speranze deluse delle giovani generazioni impegnate per un futuro sostenibile e contro l’indifferenza della politica alla crisi climatica.

Walking Forest (sabato 8 giugno, ore 10.00, Fabbrica delle “E”, ingresso da via Sestriere 34, al termine dell’ecotalk “Torino città degli alberi?”), di Rose Casella & Floris Leeuwenberg, racconta la storia di Bosk, l’installazione di land art che nella città olandese di Leeuwarden, per cento giorni, ha trasformato diverse aree del centro prive di verde in boschi rigogliosi. Realizzato da Arcadia, un collettivo di artisti olandesi e internazionali, l’imponente progetto della foresta itinerante, trasportata su carrelli, accompagnata da performance e mostre, ha richiesto un enorme lavoro organizzativo e legioni di volontari. Accanto all’invito, all’origine di Bosk, a ripensare il rapporto tra uomo e natura, il film sottolinea quanto forte può essere il potere di un impegno collettivo e come il fiorire delle oasi inaspettate abbia rinvigorito il senso di comunità tra gli abitanti di Leeuwarden, testimoni della magica metamorfosi della città.

I Am the River, the River is Me (domenica 9 giugno, ore 20:30, Cinema Massimo ‒ Sala Soldati), di Corinne Van Egeraat e Petr Lom, ha come protagonista a pieno titolo il fiume Whanganui, in Nuova Zelanda, sacro per la popolazione Maori, che lo considera un essere vivente, e primo corso d’acqua al mondo a cui sia stata riconosciuta personalità giuridica ambientale. Il film ne ridiscende il corso in un viaggio di cinque giorni in canoa con il guardiano maori del Whanganui, Ned Tapa, alla guida di un gruppo composto da suoi parenti e amici, da alcuni attivisti australiani e dalla troupe cinematografica. A partire dal procedimento legale che ha, insieme, tutelato il fiume sotto il profilo ambientale e istituzionalizzato le credenze maori, il film è un invito a condividere questi valori e a considerare le ricchezze del mondo naturale come beni non da possedere e sfruttare, ma da curare e proteggere.