La sezione competitiva del Festival Cinemambiente dedicata ai cortometraggi comprende 16 titoli, selezionati, come sempre, tra la migliore produzione internazionale, ormai presentata non solo nei festival di settore, ma anche in quelli generalisti: segno che, nel formato breve, il tema ambientale è sempre più frequentato e diffuso. Secondo una tendenza già individuata lo scorso anno, i film di più recente produzione mostrano una crescente propensione alla fiction, mentre, con la globalizzazione dell’emergenza ambientale, si assiste allo sbocciare di una cinematografia green anche in Paesi in cui finora era assente. I film in gara sono suddivisi in quattro programmi di proiezioni, comprendenti quattro titoli ciascuno.
Il primo programma (mercoledì 5 giugno, ore 18:00, Cinema Massimo – Sala Cabiria) si apre con un film ispirato a una vicenda vera, The Feast, di Rishi Chandna, ambientato in un villaggio affacciato sul lago Pulicat, nel Sud dell’India, dove una pescatrice di granchi, per combattere l’inquinamento dell’acqua che minaccia la sua fonte di sopravvivenza, decide di affrontare un potente politico locale, invitandolo a un banchetto indimenticabile. Bye Bear, del tedesco Jan Bitzer, è un breve film di fantascienza, ambientato negli anni ’80. Protagonista è un gruppo di amici robot che si ritrova regolarmente in un motel fatiscente per vivere insieme un sogno condiviso: trasformarsi in animali. Chornobyl 22, di Oleksiy Radynski, ci riporta agli inizi del conflitto russo e ucraino e al luogo dove nel 1986 si verificò il peggior disastro nucleare d’Europa. Tra il febbraio e il marzo 2022 le truppe russe occuparono la zona di esclusione della centrale nucleare dismessa di Chernobyl (Chornobyl in ucraino). Il cortometraggio ricostruisce quell’episodio di guerra, evocatore di catastrofici scenari che intrecciano passato e possibile futuro, attraverso filmati clandestini girati da un informatore locale e interviste al personale ucraino ancora di stanza nel sito per la sorveglianza dell’impianto e della sua sicurezza. In Les Suicidès, cortometraggio di fiction del regista franco-algerino Mazigh Bouach, lui e lei non si conoscono, ma si incontrano con destinico tempismo sul tetto di un palazzo, pronti a buttarsi. Mentre una serie di eventi inaspettati ritarda il loro salto fatale, i due incominciano a parlare di crisi climatica, ingiustizie sociali, assurdità del mondo contemporaneo, scoprendo di avere molto in comune… Le proiezioni saranno seguite da un incontro con Mazigh BouaÔch, regista di Les Suicidès.
Il secondo programma (venerdì 7 giugno, ore 17:30, Cinema Massimo – Sala Cabiria) si apre con The Closing of a Refinery, di Vasco Monteiro, che sperimenta il connubio tra temi ambientali e IA. Incapace di capire perché, a fronte della crisi climatica, la chiusura della più grande raffineria del Nord del Portogallo non sia stata accolta favorevolmente dalla popolazione, il regista chiede lumi a ChatGPT: il risultato è una spiazzante e ironica riflessione sulla sostenibilit‡, la transizione ecologica e il destino dell’umanità. Refugia, Where Life Will Persist è il più recente lavoro della regista franco-statunitense Anne de Carbuccia, ospite al Festival lo scorso anno con il suo lungometraggio d’esordio. Opera di docufiction, il suo nuovo cortometraggio è girato in Giappone, nella mistica e leggendaria isola di Yakushima, dove le foreste millenarie, le cascate impetuose, la flora e la fauna uniche infondono il senso di rassicurazione di un rifugio ancestrale e dove la regista incontra le persone che curano e proteggono questo santuario della natura e le sue preziose forme di vita. 3MWh, di Marie-Magdalena Kochová, è una riflessione esistenziale sulla decrescita e sul nostro posto nel mondo, in cui il protagonista, lavoratore di una centrale nucleare ossessionato dai numeri, dopo aver fissato il limite massimo di consumo di energia necessario ogni giorno alla vita di un uomo, adesso deve decidere che cosa fare del suo surplus accumulato. Frontier Town, di Tom e Theo Tennant, è girato a Fairbourne, quieta località balneare del Galles, costruita appena sopra al livello del mare – in continuo innalzamento per la crisi climatica – e protetta da un sistema anti-inondazioni vetusto, che il governo locale non intende manutenere oltre il 2054. La cittadina è quindi condannata ufficialmente allo smantellamento. Il film dà voce alle angosce e ai timori degli abitanti, che, sospesi nell’incertezza del futuro, sono destinati a essere i primi rifugiati climatici del Regno Unito. Le proiezioni saranno seguite da un incontro con Anne de Carbuccia regista di Refugia, Where Life Will Persit.
Il terzo programma (sabato 8 giugno, ore 15:30 – Cinema Massimo – Sala Cabiria) si apre con Bat Boy, dello statunitense Aaron Lemle, cortometraggio di fiction di cui è protagonista un ragazzo autistico appassionato di pipistrelli. L’improvvisa scomparsa dei suoi amici dal sottopasso in cui abitano, lo induce a rivolgersi a una biologa per capire che cosa è successo. Been There, della regista svizzera Corina Schwingruber Ilić, già al Festival con precedenti lavori, è una riflessione sul fenomeno in costante crescita del turismo veloce. Tra city break, incursioni mordi-e-fuggi nella natura, fulminei giri del mondo, i turisti sono diventati invasori a caccia della foto migliore. Ma oltre alla prova di essere stati lì, che cosa resta? Film sulla perdita e su come i sentimenti influenzino la percezione dei luoghi e degli spazi, Mango, di Randa Ali, vede la protagonista recarsi dal Cairo a Helwan, desolata località industriale, nella casa del padre, morto da poco, con cui i rapporti erano freddi. Di lui, nell’incapacità di elaborare il lutto, non le rimane che una fragile pianta di mango. Film che invita a valutare bene le nostre decisioni in materia ambientale, When the Wind Rises, del regista taiwanese Hung Chen, è un cortometraggio di fiction, in cui un anziano pescatore, in un piccolo villaggio di mare, combatte una solitaria battaglia contro l’espansione di una raffineria di petrolio, mentre i suoi concittadini sono tentati dalla prospettiva di un maggior benessere economico.
Il quarto programma (domenica 9 giugno, ore 16:30, Cinema Massimo – Sala Cabiria) spazia tra luoghi molto distanti tra loro. By Asian Power Plants dello svedese Pelle Wichmann, itinera in diversi Paesi asiatici stazionando davanti alle centrali a carbone e intervistando le persone del luogo. Le loro risposte si intrecciano in una testimonianza corale sul dilemma della nostra epoca: come assicurarci energia salvaguardando il Pianeta? Pouring Water on Troubled Oil, del regista anglo-iraniano Nariman Massoumi, ci riporta al 1951, quando Dylan Thomas fu ingaggiato dalla Anglo-Iranian Oil Company per scrivere il testo di un filmato propagandistico che non vide mai la luce, ma fu per il poeta gallese occasione di un viaggio in Iran, raccontato in carteggi privati. Restituiti dalla voce fuori campo dell’attore Michael Sheen, i testi di Dylan Thomas si uniscono nel film a immagini d’archivio, disegnando con empatia il ritratto di un Paese povero, percorso da forti tensioni per lo sfruttamento straniero della propria grande risorsa, l’“oro nero”, che difatti – nonostante i tentativi degli inglesi di mantenere la concessione versando, come dice il poeta, “acqua sul petrolio agitato” – di lì a poco verrà nazionalizzato. Film ibrido che mescola documentario, animazione e sperimentazione, Ingresso animali vivi, del regista e artista croato Igor Grubić, ci porta nelle stazioni di sosta un tempo usate per il bestiame proveniente dall’Est Europa e destinato al mercato alimentare italiano, oggi spazi di morte spettrali. A Black Hole near Kent County, di Hannah Schierbeek, ispirato a esperienze della stessa regista, è un giallo ambientato nel freddo inverno del Midwest, dove la protagonista, Julie, lavora come fattorina, mentre tenta di scoprire la causa della misteriosa malattia che affligge lei e le acque della sua città. Le proiezioni saranno seguite da un incontro con Nariman Massoumi, regista di Pouring Water on Troubled Oil.