Bille August: “Torino è una città perfetta per girare film”

Bille August ha diretto (anche) a Torino la sua prima serie televisiva da regista, “Il Conte di Montecristo“, che ogni lunedì sera in questo mese di gennaio raccoglie ascolti notevoli in prima serata su Rai 1. L’autore danese, due volte Palma d’oro a Cannes (e anche premio Oscar con “Pelle alla conquista del mondo”), ha avuto il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e ha girato tra Palazzina di Caccia di Stupinigi, Teatro Carignano, piazza Carlo Alberto e Museo del Risorgimento, ma anche a Palazzo Carignano, Galleria Subalpina, Musei Reali e Palazzo Reale. E poi ancora Villa Cimena a Castagneto Po, il Parco Naturale La Mandria, il Castello di Strambino e Borgo Cornalese. Lo abbiamo intervistato.

Quando ho iniziato a interessarmi a questo progetto sapevo che si sarebbe trattato di una serie di otto episodi, ho letto il romanzo molti anni fa, è una storia molto ricca e profonda e non sarei mai riuscito a condensare tutto in un film più breve, anche per la complessità della storia“.

Cosa l’ha convinta di questo testo? 

Un’altra cosa che mi ha convinto è il tema della vendetta, Edmond non è felice nel compiere il suo progetto di vendetta, ma diventa un uomo che non è più capace di amare, la vendetta non aiuta nessuno però e questo per me era importante. Lavorando sullo script abbiamo escluso tutto ciò che non aveva direttamente a che fare con questo aspetto. Quello che amo di questo tipo di letteratura (francese e non solo, penso a Dickens e molti altri) è la sua profonda umanità. Ogni volta mi ricorda che l’essere umano è l’essere umano, alla fine dei nostri giorni siamo solo esseri umani. Quei libri sono quasi tutti su questi temi, l’umanità“.

Come ha scelto di girare a Torino? 

Tanti anni fa ero già stato a Torino per un progetto che poi non si è realizzato, la Film Commission aveva appena aperto. Ricordavo molto bene la città e quando abbiamo iniziato a lavorare su questo progetto ho ripensato alle suggestioni che mi aveva lasciato Torino, per molte ragioni: aveva tutte le location che ci servivano perché è stata capitale e ha palazzi adatti, era perfetta per noi anche una “film friendly city”, fortunatamente. Si è rivelata il posto giusto in cui trovare la concentrazione necessaria per realizzare una storia come questa, e poi è stato veramente un piacere lavorare con la gente locale, crew e produzione sono state fantastiche, è stata una meravigliosa esperienza. Ho un nuovo progetto e sto pensando di tornare a Torino, è davvero la città perfetta per fare film. Se sia cinema o tv non ve lo dico per ora, magari la prossima volta! Tra le location che mi hanno sorpreso di più direi le ville fuori città in cui abbiamo girato, come Borgo Cornalese o Castagneto Po, abbiamo davvero girato in tanti posti splendidi“.

La sua prima esperienza tv: perché ora? Quali sono state le difficoltà?

E’ la mia prima esperienza televisiva, il grande vantaggio è che per questa storia ci voleva tempo, avere otto ore mi ha permesso di farlo al meglio, di sviluppare meglio i personaggi e la loro psicologia, le loro relazioni. Sapevo che il lavoro sarebbe stato difficile, ho lavorato molto sui personaggi per cui ho speso molto tempo nel casting per essere sicuro che ogni personaggio fosse visto come un diverso individuo, che non ci fosse confusione su chi fosse chi. Sono sicuro di aver coinvolto i migliori possibile tra Inghilterra, Francia e Italia, hanno fatto tutti un lavoro meraviglioso, incredibile“.

Ha vinto la Palma d’oro nel 1992 con “Con le migliori intenzioni”, dall’autobiografia di Ingmar Bergman. 

Ho conosciuto Ingmar Bergman in quell’occasione. Per me è stato uno dei più grandi registi di sempre, lo ammiravo moltissimo. La prima volta che mi ha telefonato e ha detto “Hello, this is Ingmar Bergman” pensavo a uno scherzo. Quando ho letto la sceneggiatura di quel film ho pensato fosse la migliore mai letto, e ha sempre rispettato i ruoli: lui era lo sceneggiatore, io il regista. Per due mesi circa sono stato sulla sua isola, ci vedevamo tutti i giorni per lavorare al progetto. Mi manca moltissimo, era splendido poter parlare con lui“.