Articolo di Carlo Griseri
Appuntamento lunedì 14 alle ore 20 all’Ambrosio Cinecafé con “Le mani in pasta” di Marino Bronzino: lo abbiamo intervistato per saperne di più.
Un nuovo capitolo nella tua carriera, un nuovo passo nella storia del territorio: dalla musica di “Compro oro” all’aspetto sociale di “Portami su quello che canta”, per arrivare ora al cibo.
«Sono arrivato per caso a questo film, ho raccontato la storia di persone che amano il proprio lavoro: ho pensato molto a mio padre mentre lo giravo, lui faceva l’operaio di giorno e il barbiere di sera e nei weekend, aveva due lavori più per passione che per altro. Abitavamo in Valle di Susa, quello che amava davvero era fare il barbiere e rendeva mia madre furiosa perché lavorava la domenica, per pochi soldi oltretutto. Quando è stato costretto a chiudere perché ci siamo trasferiti la sua preoccupazione era che i vecchietti del posto non avevano più un barbiere… mi ha sempre fatto pensare al Libertino Faussone di Primo Levi! Amo la gente che mette passione nel proprio mestiere».
Come le persone che racconti in questo documentario.
«Esatto, sono tutte storie così, e anche di grande successo. Ci siamo dedicati al cibo per caso: da anni conosco Ivan Milani, che aveva aperto da chef il ristorante di Piano 35 (il documentario l’ho dedicato a lui), è grazie a lui che ho conosciuto Martino Patti, creatore della Cascina Badin. La sua è una storia incredibile, ha lasciato il mondo della cultura – lavorava alla Normale di Pisa! – per aprire una cascina e lavorare con gli animali… Grazie a Ivan, sempre, ho conosciuto prima Beppe Gallina, e anche la sua storia mi conquista, e poi Massimiliano Prete, oggi un “re” della panificazione con Sesto gusto ma allora agli inizi. Da Massimiliano conosco Anton, un giovane che ama fare il cameriere, è bravissimo a raccontare ed entrare in empatia con le persone, e ho pensato che con la sua storia e la sua passione poteva diventare il mio “filo conduttore”, la nostra voce narrante sono i suoi pensieri».
Ma il quadro non era ancora completo.
«No, cercavo ancora qualcun’altro, erano tutti ancora “piccoli”, in qualche modo. Allora mi sono spostato in Langa, la punta di diamante dei prodotti di eccellenza d’Italia, e forse del mondo: lì ho conosciuto Bruno Ceretto, personaggio pazzesco. A quel punto mi mancava solo la dimensione internazionale, e ho pensato a Oscar Farinetti: o lo ami o lo odi, ha capacità di incantarti anche solo leggendo la lista della spesa, non lo conoscevo. Con queste storie meravigliose è facilissimo fare un film, quello che dicono è talmente ricco. Potrebbe essere un punto di partenza per un nuovo lavoro, sarebbe bello allargare il discorso anche ad altri territori: ma sono anziano ma se ci metto 4 anni ogni volta, non ce la faccio!».