Articolo di Carlo Griseri
Ha due anime, evidenti ma non contrastanti, il progetto “La grande staffetta” di Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello: nato per raccontare l’iniziativa sportiva e solidale voluta da 51 atleti per celebrare il ritorno alla vita del Paese dopo il primo lockdown, una lunghissima staffetta attraverso le venti regioni italiane realizzata da atleti paralimpici (in handbike, in bicicletta e in carrozzina olimpica), ha avuto un brusco stop nel momento in cui, il 19 giugno 2020, il più noto di quel gruppo – l’ex-pilota automobilistico Alex Zanardi – è rimasto vittima di un incidente lungo la strada.
Che fare, a quel punto, superate le prime ore di shock? La stessa domanda che gli altri atleti e gli organizzatori si sono posti (spinti dalla moglie di Zanardi a proseguire), è passata anche nella mente dei due registi, che inseriscono in corso d’opera alcune immagini di quel tragico evento (senza commento, un po’ sfocate) e poi ripartono, ovviamente con un altro spirito ma con la consapevolezza che il progetto messo in piedi da Obiettivo 3 e la missione collettiva di aiutare ragazzi e ragazze disabili attraverso lo sport fossero più forti del destino.
Interviste agli atleti a evento finito, alternate alle immagini realizzate durante la staffetta e alle parole dello stesso Zanardi: un formato classico, quello scelto da Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello per il loro racconto, che evita la speculazione sul fatto di cronaca ma riesce, nel rispetto del pubblico e dei protagonisti, a emozionare e coinvolgere.
LA SCHEDA
Diretto da Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello
Nazionalità: Italia
Anno: 2021
Durata: 86′
Genere: Documentario
Sinossi.Attraverso l’Italia: 51 atleti, 20 regioni per ripartire tutti insieme. Rappresentare l’Italia che vuole rialzare la testa. E dimostrare che uniti, si può resistere e lottare per costruire un nuovo futuro. E’ questo il senso del viaggio degli atleti di Obiettivo 3. Un lungo e impegnativo viaggio che attraversa tutta l’Italia, per incontrare e rappresentare idealmente tutti gli italiani, ed unire l’estremo Nord all’estremo sud della Penisola, in handbike, in bicicletta e in carrozzina olimpica, alcuni dei nostri più forti atleti paralimpici si sono messi in gioco per dimostrare, ancora una volta, che possiamo superare le avversità e i nostri limiti. Ma anche che si può rinascere e che bisogna desiderarlo fortemente. E’ una lunga corsa, una lunga staffetta per esserci e per fare la propria parte. Per ribadire il valore dell’essere comunità. Per dare un segno di speranza e allo stesso tempo di resistenza. Perché è la voglia di vivere che ci rende forti. E’ la consapevolezza che possiamo farcela che ci spinge a guardare avanti. E’ la voglia di cambiare ci rende ancora più determinati per un nuovo futuro. Per affermare che insieme ce la faremo, sostenendoci l’uno con l’altro, passandoci il testimone di mano in mano.