Arriva nelle sale da luglio, distribuito da Wanted, DISCO RUIN di Lisa Bosi e Francesca Zerbetto: un viaggio visionario, l’ascesa e il declino dell’Italia del clubbing, raccontati dai protagonisti di questa storia, tra notti in autostrada e afterhours che divorano il giorno. Il doc è stato realizzato anche con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte.
Quattro generazioni che vogliono essere “messe in lista” per entrare in questi luoghi di aggregazione e di perdizione, dove non conta che cosa fai di giorno, ma solo chi interpreti durante la notte. Quarant’anni in cui la discoteca ha prodotto cultura, arte, musica e moda.”Questa è la storia del Piper, del Bang Bang, dello Space Electronic, dell’Altromondo, della Baia degli Angeli, del Cosmic, dell’Easy Going, dell’Histeria, del Plastic, del Kinki, dell’Ethos, del Macrillo, del Movida, del Diabolik’a, del Vae Victis, dell’Exogroove, del Big, dello Studiodue, di Le Cinemà, del Cocoricò, dell’Imperiale, dell’Insomnia, del Kama Kama, degli Angels of Love, dell’Echoes, dell’Alterego, del Tenax…”
Già proposto in concorso al Glocal Film Festival (online) a marzo, DISCO RUIN sarà nel programma delle Notti Bianche, venerdì 2 luglio alle 23 al cinema Massimo (che lo propone ancora martedì 5 e mercoledì 6 alle 21) e lunedì 5 luglio anche all’UCI Cinemas del Lingotto.
“Disco ruin – spiegano le registe – nasce dalla fascinazione evocata dalle rovine di centinaia di discoteche abbandonate in tutta Italia. Le “cattedrali del divertimento” sono state i più potenti luoghi di aggregazione per diverse generazioni. Hanno spostato migliaia di persone di tutte le classi sociali su e giù per l’Italia. Da qui l’esigenza di narrare questo spaccato di società italiana. I protagonisti ci hanno aperto le porte del loro “Altromondo”. Questa storia parte dagli albori, dalle balere, dai night degli anni ’60, dalle prime discoteche degli anni ’70, per poi focalizzarsi sugli anni ’80 e i ’90. Nessun altro luogo riesce meglio a concentrare più arti insieme: le discoteche calamitavano e lanciavano tutte le nuove tendenze. Tra le mura di ogni discoteca storica c’è un mondo da raccontare. Una parabola che attraversa il costume e la vita delle generazioni che si sono succedute sulle piste. Le testimonianze di chi l’ha vissuta, di chi ci ha suonato, di chi ne è stato il protagonista. Storie che raccontano le trasformazioni della nostra società nelle sue ore di svago ed eccessi, in ambienti in cui le classi sociali si mescolano. Momenti in cui la libertà di esprimere il corpo, la sessualità, l’individualità e la creatività sono leciti, quasi necessari, vagheggiando ognuno “quindici minuti di celebrità” per provare a essere “re per una notte”. Luoghi magici e di perdizione, di alienazione, in cui attraverso liturgie di gruppo si animavano e celebravano riti collettivi quasi tribali risvegliando istinti primordiali: la danza, la musica, l’incontro tra i sessi. Il film racconta un’Italia che non esiste più e che in molti non si sono accorti che sia mai esistita. Lo fa da un punto di vista inedito, intimo e privilegiato, all’interno di uno dei movimenti dance più riconosciuti al mondo”.