Ivan Grozny Compasso: “I confini sono i limiti dei popoli”

Dawood e Grozny Compasso al Sereno Regis

Presentato ieri, lunedì 16 maggio, in due diversi appuntamenti – prima all’Università e poi al Centro Studi Sereno Regis – il documentario “Puzzlestan” di Ivan Grozny Compasso, presente in sala insieme a Ismaeel Dawood, policy officer di Un Ponte per… e attivista dell’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI).

“Il titolo del documentario – ha spiegato – si riferisce alla frammentazione di territori che una volta esistevano, la Siria, l’Iraq, e chissà in futuro la Turchia… È un lavoro fatto con mezzi molto semplici, una GoPro e uno smartphone, con i pregi e i difetti del caso: può sembrare una produzione sfigata, ma mi ha dato grandi opportunità di movimento e di ripresa. Ed è anche un messaggio che voglio dare a tutti: possiamo fare delle cose, anche senza grandi mezzi”.

Realizzato tra la fine del 2014 e l’estate del 2015 nel Kurdistan iraqeno e nella regione a maggioranza curda del Rojava, in Siria, il documentario racconta come si vive sotto le bombe, sotto assedio, sotto una tenda o sotto il cielo del Medio Oriente. “Sono entrato a Kobane dopo la sua liberazione, e come per tutte le altre città che si sono trovate in condizioni simili è una città distrutta, praticamente rasa al suolo, minata. Non posso esultare per la sua liberazione, se è a questi prezzi…”.

“Ho voluto inserire nel racconto la voce di una persona che ricorda le atrocità compiute da Saddam: era necessario per me evitare ragionamenti del tipo ‘Si stava meglio prima’, con i vari tiranni, Gheddafi, Hassad o Hussein. Noi stavamo meglio, certo, perché non venivano qui da noi, ma loro stavano malissimo!”.

“Quando sono entrato a Kobane su una collina lì vicino ho visto una scritta, l’avevano messa i turchi: I confini sono il nostro orgoglio, diceva. E invece io penso il contrario, e ho voluto che fosse il sottotitolo del documentario: i confini sono i limiti dei popoli. Il bello della lotta curda è che è diventata una lotta per i diritti di tutti, e questo è stato rivoluzionario. Non dobbiamo lottare per difendere un perimetro, cosa che invece l’Europa sta purtroppo ricominciando a fare”.

“Di solito, anche nei miei libri, metto al centro le storie di vita. In Puzzlestan no, ho fatto una scelta diversa, non potevo fare altrimenti…”.

Per informazioni: Puzzlestan