Per l’ultima giornata di festival, Give peace a screen propone tre slot di proiezioni e uno (alle 18:30) di premiazione. Partendo dalla fine, alle 21:00 i selezionatori del festival hanno voluto riproporre i loro film preferiti di questa edizione, augurandosi, così, di confezionare una visione che rimanga nella memoria. Alle 14:00 si inizia con l’ironia di un Iran che resiste per chiudere con l’arguto e asciutto “Tradition”. Nel mezzo il Medioriente, la natura che accoglie esperienze virtuose e lo sguardo doveroso sulla resilienza dei profughi in Etiopia. Alle 16:15 storie di emancipazione femminile, di accoglienza al contrario, qualche stranezza e tre modi molto diversi di declinare la narrazione sull’esperienza di essere un soldato.
Ore 14:00
Titanic, versione adatta per la televisione, di Farnoosh Samadi, Iran, 15’
Se in Iran si vuole proiettare un film occidentale, gli ostacoli sono molti. Troppi-
Seeds of Peace, di Amir Har-gil, Israele, 8’
Giovani coloni israeliani fondano un kibbutz basato sulla collaborazione con gli arabi
Message, di Saeed Moltaji, Iran, 9’
Come vivono i giornalisti a Gaza? Questa fiction (non del tutto fiction) affronta il tema
Need for meat, di Danyel Kremser, Germania, 2’
Un uomo, un piatto di carne. Ma che carne potrebbe essere?
Hello Teacher, di Eren arpacik, Turchia, 10’
Quanto è meglio studiare in mezzo alla natura?
On the life of the uprooted, di Raphael Schanz, Phillip Seifert, Germania, 20’
Uno dei tanti conflitti di cui l’Occidente non parla. Quello in Etiopia
Roots, di Leonardo Barreto, Brasile, 14’
Una pittrice esplora le infinite possibilità del fare arte immersi nella natura
Tradition di Ali Riza Bayazit, Turchia, 15’
E se l’imam non vuole annunciare la morte di un vicino di casa, solo perché è cristiano?
Ore 16:15
Amina, di Serena Tondo, Italia, 20’, la regista sarà presente in sala
Una ragazza deve fingersi maschio per poter giocare. Ma fino a quando?
Reem al Shammary, the bedouine boxeur,. Di Mattia Ramberti, Italia, 16’
Emancipazione femminile in Tunisia, attraverso una scuola di pugilato
Dias le lluvia, di Ainara Iungman, Argentina, 15’
Un uomo cade in un pozzo. E allora? La vita continua…
Suleyman, di Mehdi Hamnane, Algeria, 26’
Un migrante decide di occuparsi dei guai di un ragazzino. A suo rischio, ovviamente
Mourir a l’aube, di Elisabet Prandi, Spagna, 13’
La lettera di un condannato a morte per diserzione nella prima guerra mondiale
Blank cartridge, di Kaveh Sistani e Fariba Farzanfar, Iran, 6’
Quando il plotone di esecuzione spara a salve. E’ solo un sogno?
Buffer zone, di Sayyas Stavrou, UK, 15’
Due ragazzi, e la musica che diventa un ponte
Ore 18:30
PREMIAZIONE
Ore 21:00
Il cinema che ci piace (i migliori corti secondo i selezionatori del GPAS)
Actos por Partes, di Sergio Milan, Spagna, 16’
Si può ridere di fronte alla morte? la serenità dell’ultimo miglio
Tradition di Ali Riza Bayazit, Turchia, 15’
E se l’imam non vuole annunciare la morte di un vicino di casa, solo perché è cristiano?
Xiaohui and his cows, di Xinying Lao, Cina, 15’
Un ragazzino e la sua mucca, il suo vitellino, e il triste destino che li attende
Need for meat, di Danyel Kremser, Germania, 2’
Un uomo, un piatto di carne. Ma che carne potrebbe essere?
Suleyman, di Mehdi Hamnane, Algeria, 26’
Un migrante decide di occuparsi dei guai di un ragazzino. A suo rischio, ovviamente
Titanic, versione adatta per la televisione, di Farnoosh Samadi, Iran, 15’
Se in Iran si vuole proiettare un film occidentale, gli ostacoli sono molti. Troppi
3MWH, di Marie-Magdalena Kochova, Repubblica Ceca, 12’
Cosa succede se consumi tutte le risorse che hai a disposizione in questa vita?
Penumbra, di Rianne Stremmelar, Olanda, 2’
E se fossero gli uccelli ad adottarci come animali da compagnia?
Aerolin, di Alexis Koukias-Pantelis, Grecia, 19’
Il lavoro precario genera ansia. Troppa
Eksi Bir, di Omer Ferhat Ozmen, Turchia, 15’
I vicini di casa puzzano. Tanto, Però cucinano da Dio…
Room Taken, di TJ O’Grady-Peyton, Irlanda, 17’
Se la vecchietta è cieca, si può abitare in casa sua? E se se ne accorge?