Al via da oggi, 23 ottobre, la rassegna cinematografica dedicata alla Palestina “Che la mia voce sia un seme” che proseguirà fino a febbraio 2025 (info qui).
Guardando il cielo sogno un aquilone di stoffa. Quell’aquilone bianco dalla lunga coda è un padre, una madre, un fratello, una sorella, un’anima, una voce. La voce ci permette di essere presenti per sempre in ogni cuore che pulsa. Guardando la terra sogno un seme, è piccolo, spesso invisibile, ma porta in sé l’essenza della vita. Quel seme un giorno curerà un padre, una madre, un fratello, una sorella, un’anima. E allora vola, semina, là dove ogni sogno si fa cielo, e ogni anima trova pace.
CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME è una rassegna cinematografica indipendente dedicata alla Palestina che si terrà a Torino in spazi diffusi sulla città da Ottobre 2024 a Febbraio 2025. Il titolo della rassegna, CHE LA MIA VOCE SIA UN SEME, è una citazione rivisitata tratta dalle righe dell’ultima poesia scritta da Refaat Alareer: Se Io Dovessi Morire. Refaat è stato ucciso nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 2023, insieme ad altri 7 membri della sua famiglia, durante un raid israeliano che ha colpito la sua casa. Nella sua poesia, Refaat scrive “Che la mia fine sia un racconto”: Nei racconti dei film presentati le voci del popolo palestinese non guardano ad una fine ma ad un seme in grado di germogliare e diramare le sue radici per decontaminare il male che avvelena la terra.
L’ingresso agli eventi è ad offerta libera.
L’intero ricavato sarà devoluto al popolo palestinese, in un gesto di solidarietà, sostegno, resistenza, responsabilità e coscienza collettiva. Le famiglie e le realtà supportate sono seguite e selezionate da Ilaria Bambi per Watermelon Friend Italia.
Primo appuntamento alla Fondazione Merz mercoledì 23 ottobre alle 20,30 con “Naila and the uprising” di Julia Bacha del 2017, un documentario che racconta la storia di Naila Ayesh, una delle leader femminili della prima Intifada, e il ruolo cruciale delle donne nel movimento di resistenza.