In ricordo di Libero De Rienzo: Torino non dimentica

C’era tanta, tantissima gente al Q35 di Lungodora Firenze per l’omaggio che la città di Torino (intesa come abitanti, non come istituzione) ha voluto dedicare a Libero De Rienzo, indimenticato attore scomparso troppo presto e che a Torino (anche con il sostegno della Film Commission) proprio venti anni fa aveva girato il suo unico film da regista, “Sangue – La morte non esiste“. Un film unico, oltre che “unico film”, per il modo in cui era stato realizzato e per la sua sincerità, ma realizzato tra mille problemi produttivi e poi osteggiato per la sua natura “altra” alla sua uscita.

L’occasione per l’omaggio è stata la prima proiezione di “Illegalfilm77. Sangue nostro”, un backstage/documentario/ritratto sul metodo di lavoro di De Rienzo e sulla sua capacità di fondere arte e vita. Ai tempi vennero girate ore di backstage dalla videocamera di Luca Lionello: quei materiali sono stati ora montati e diretti da Valentina Pozzi e musicati in modo molto efficace da Davide “Boosta” Dileo.

La sala è pienissima già dalle 20, c’è tanta gente che su quel set in qualche modo era passata (o su uno dei precedenti set torinesi di De Rienzo, che quasi tutte le persone qui presenti chiamano ancora “Picchio”, tra “Santa Maradona” e “A/R – Andata+Ritorno”) e tanta altra che guardandolo recitare lo ha subito e per sempre ritenuto “amico”, sentendolo vicino, provando empatia per lui e per i suoi ruoli e soffrendo al momento della sua triste fine.

Sul palco a presentare la serata è la stessa Valentina Pozzi, che era stata produttrice di “Sangue”: «Sono molto emozionata questa sera, ringrazio chi è arrivato da Roma apposta facendosi sette ore di macchina… Sono anni che stiamo pensando di ritrovarci, con molta malinconia e con un sacco di amore dentro. Era stata un’esperienza incredibile che volevamo e vogliamo condividere, ed eccoci qui».

Il primo a parlare è il direttore della fotografia di quel film, Francesco Di Giacomo: «Non sapevo di dover parlare, non è proprio il mio forte… Ci sarebbe molto da dire, per me è stato il primo film in quel ruolo, avevo fatto solo l’assistente operatore e poi un corto e un videoclip. Ma Picchio era convinto delle mie capacità e mi ha convinto che ce la potevo fare: vicino a lui si pensava sempre di poter fare le cose. Da vent’anni non ho mai visto un solo minuto di questo backstage e sono davvero emozionato di farlo ora».

Ci sono anche i due protagonisti del film, Elio Germano ed Emanuela Barilozzi: «Ricordo che c’erano quintali  di cassettine MiniDV, guardarle per fare questo documentario deve essere stata davvero un’impresa durissima, complimenti a Valentina per esserci riuscita. Parlo del film e non di lui, se no non riesco: è stato un film unico, io lo definisco un film “occupato”, per l’orizzontalità delle scelte, il clima che si viveva… Non facevamo altro, parlavamo solo del film in maniera ossessiva», dice lui. Lei aggiunge: «Normalmente non mi piace parlare del tempo che passa, ma stavolta sì. Questo documentario è una delle scuse più belle per farlo. Dopo questo lavoro non sono più riuscita a fare cinema, era impossibile ritrovare questo clima e questo modo di lavorare».

Sul palco c’è anche Willie Peyote, per cui De Rienzo aveva diretto il videoclip della canzone “La tua futura ex-moglie” («Sono quello che c’entra meno stasera, ma ammetto che Picchio è riuscito a farmi recitare e non era una cosa facile convincermi, ho un bellissimo ricordo di lui») e non poteva mancare anche il regista dei primi due film torinesi di De Rienzo, quelli che lo hanno reso attore noto e amatissimo, Marco Ponti: «Non voglio festeggiare ricordandolo, a me lui manca ogni giorno e quando ci penso soffro tantissimo. Abbiamo fatto un bellissimo viaggio insieme, e questo non ce lo toglierà mai nessuno. Ricordo quando discutevamo ore e ore su questa sceneggiatura, sugli scambi di idee, su ogni singolo aspetto… ci chiedevamo se mai sarebbe venuto fuori un film, ma c’era un’energia che è una delle cose più preziose che ho vissuto nella mia vita».

Poco dopo le 21 le luci si spengono e parte la proiezione: per 50 minuti circa si ride, ci si commuove, ci si perde nelle immagini di quel set, commentate da Germano e Barilozzi oggi, seduti su un  bianco divano rivivono, a modo loro, quei giorni. Alla fine un applauso liberatorio scioglie la commozione, il ricordo resta vivo. La morte non esiste, del resto.

Articolo di Carlo Griseri