Nel cinema dal 1976, Gaetano Renda gestisce oggi a Torino tre sale, una storica d’essai come il Centrale e due periferiche e molto attive come i Due Giardini e i Fratelli Marx.
“Quando ho iniziato i cinema andavano in crisi per la nascita delle tv commerciali, che hanno cambiato le abitudini degli italiani spostando i luoghi di consumo dello spettacolo”, ricorda Renda. “È stato un rullo compressore che ha davvero appiattito tutto. Rimaneva comunque ai tempi un grande fermento, con i cineclub, una critica ‘vera’, testate che parlavano di cinema e quant’altro: in questo senso oggi c’è stata un’involuzione”.
Partiamo dai suoi inizi nel settore.
Ho iniziato in un momento in cui da un lato c’era depressione, ma sulla fine degli anni ’70 la lotta armata stava per fortuna lasciando il campo: la mia famiglia si occupava d’altro, ero poco più che ventenne e da solo ho deciso di diventare un vero operatore del settore, con tutti i limiti del caso, partendo dalla periferia in cui la crisi stava spazzando via le sale.
Ho iniziato a Borgo San Pietro, a Moncalieri, al cinema Cabiria, a cui si sono aggiunti due cinema nei dintorni. Lì è iniziata la mia storia: ero uno spettatore appassionato, non ho mai fatto studi di cinema, a guidarmi c’è sempre stato il piacere di mostrare agli altri le cose che mi piacevano.
La parola d’ordine è oggi multiprogrammazione.
Oggi grazie alla tecnologia i cinema diventano molto altro, diventano teatro, auditorium, arene… senza trascurare i film!
Oggi la multiprogrammazione con il digitale permette di organizzare eventi, mostrare cortometraggi e ampliare facilmente la proposta per il pubblico. E di questo passaggio avvenuto negli ultimi anni mi sento uno dei protagonisti.
Lei ha sempre creduto nel cinema di quartiere.
Per me le sale sono sempre state un presidio del territorio per la loro capacità di proporre cultura quotidiana, al di là di quanto non facciano i grandi eventi. E in questo sono da sottolineare i cinema di quartiere, che sono spesso l’unico riferimento culturale delle zone in cui si trovano, e in cui accolgono il pubblico.
In Francia sono molto amati e molto difesi, con leggi e attenzioni speciali, i “cinemas de proximité”, sarebbe bello si facesse qualcosa anche qui.
Come vede il rapporto di Torino con il cinema?
È una città decisamente insolita, ha ancora moltissimi cinema in centro mentre a Milano, Firenze o Bologna sono spariti, lì lo spazio è rimasto solo per i non luoghi dei multiplex…
Il cinema Centrale è particolare per quanto riguarda la sua offerta.
La collocazione geografica è importante: il cinema Centrale, ormai unico monoschermo rimasto a Torino e dal ’68 alfiere del cinema d’essai, si è trovato a un passo dall’essere frantumato dalla concorrenza. Abbiamo pensato di proporre i film in lingua originale, e la risposta è stata da subito eccezionale, sembrava che la gente non aspettasse altro!
La stessa cosa abbiamo iniziato a fare con i documentari, e anche alle 19 o in orari difficili la gente viene, e volentieri. Ora con la musica lirica grazie alla tecnologia proponiamo l’opera in diretta dai migliori teatri del mondo, e la gente si prenota settimane prima per vederla.
Che libertà ha nella scelta dei film?
Ci sono tentativi di condizionamento continui da parte dei distributori, io cerco di non farmi condizionare… Con il Centrale è facile, facciamo quello che vogliamo, mentre nei due cinema periferici risulta a volte più complicato, ma rivendico la mia capacità di imprenditore nel saper capire quale sia la proposta più idonea per il nostro pubblico.
I rapporti con le altre sale torinesi come sono?
Leali, ma è molto diverso tra coloro che aderiscono come me all’AIACE e chi no, più che altro perché chi è nell’AIACE ha per forza di cose un modo di vedere il cinema che si assomiglia.
Come vede il futuro?
Il cinema è uno dei mercati in cui il prezzo è più basso in assoluto, con il passaggio all’euro non ci sono stati sostanzialmente aumenti da oltre dieci anni… E poi ci sono le tessere, gli abbonamenti e sconti vari: meno di quello che costa è impossibile, è davvero un divertimento per tutte le tasche.
Bisogna fare più gruppo, si deve cercare di creare una rete per migliorare i servizi e programmare senza sovrapposizioni, dialogare apertamente con i distributori e ampliare l’offerta, anche oraria, per il pubblico. Sogno un cinema con gli spettacoli al mattino…