pochi eventi di rilievo. In Italia con il III governo Moro, che durerà
fino al giugno 1968, si mantiene una prudente apertura a sinistra. E’
l’anno delle prime timide manifestazioni studentesche e soprattutto
della grande alluvione di Firenze. In Vietnam sotto la presidenza
Johnson prosegue l’escalation e in Cina Mao dà inizio alla rivoluzione
culturale.
Il cinema italiano continua a mietere successi economici ma sembra aver
perso una direzione tematica precisa e questo ben si vede nella
variegata multidirezionalità dei film della rassegna.
Troviamo quindi la satira feroce di Signori e Signore di Germi (Grand Prix al 19° Festival di Cannes), accostato al primo lungometraggio(per la TV) di Liliana Cavani Francesco d’Assisi, non privo di accenti presessantottini nel tratteggiare la figura del Santo.
Pasolini approda con Uccellacci e Uccellini a una dimensione favolistica ma surreale e con esplicite metafore sulla crisi del marxismo e dei valori della Resistenza. Ben diverso il registro picaresco dello sgangherato viaggio de L’Armata Brancaleone, il capolavoro di Monicelli, che con questo film inventa un genere e anche uno straordinario pastiche linguistico.
Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia la Battaglia d’Algeri
di Gillo Pontecorvo riesce a raccontare la fine del colonialismo
francese (la guerra d’Algeria conclusa nel 1962) con accenti epici pur
nella sua forma documentaria.
Completano il quadro della rassegna oltre a Quien Sabe di Damiano Damiani, che si cimenta nel genere spaghetti western, Un uomo a metà di Vittorio De Seta, un film che con rigore introduce nel cinema la psicanalisi e Incompreso di Comencini che con grazia e misura traduce la storia strappalacrime del romanzo.
La rassegna si conclude, nel segno di un omaggio al 70° della Resistenza, con Andremo in città di Nelo Risi e Le stagioni del nostro amore di Vancini, completati da Achtung Banditi!
di Carlo Lizzani, certamente fuori data (1951) ma che ci aiuta a
ricordare un grande regista del nostro cinema recentemente scomparso.