Primo appuntamento della rassegna BASTA GUARDARLE! con la proiezione, lunedì 25 novembre 2013, alle ore 15.30, nella sala eventi della Bibliomediateca, del film Mimì metallurgico ferito nell’onore di Lina Wertmüller. Introduce Giulia Muggeo.
BASTA GUARDARLE! è un ciclo di appuntamenti dedicato a due delle più importanti interpreti femminili del cinema italiano, Monica Vitti e Mariangela Melato.
Le due artiste hanno rappresentato, a partire dagli Anni Sessanta, non
solo un nuovo modello di recitazione, caratterizzata dai tratti
dell’ironia, ma anche un nuovo modello femminile, capace di incarnarsi
in una molteplicità di figure che hanno segnato l’immaginario
cinematografico del nostro Paese. La rassegna è realizzata in
collaborazione con DAMS – Università di Torino e Gruppo cinematografico
universitario Ultracorpi sperduti nel buio.
Mimì Metallurgico è il primo film di Lina Wertmüller sull’ambiente operaio, seguiranno Tutto a posto e niente in ordine (1974) e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica
(1996). La critica ha sempre ritenuto i film della Wertmüller vicini
alla commedia all’italiana, sebbene la regista stessa abbia sottolineato
maggiormente il carattere grottesco dei suoi racconti; da questo punto
di vista le affinità con il Mario Monicelli di La ragazza con la pistola (1968) o con l’Ettore Scola di Dramma della gelosia
(1970) risultano evidenti. I tre film sono vere e proprie incursioni
all’interno dell’italianità, in special modo un’italianità del Sud, che
spesso viene ricondotta – e ridotta – a cliché. Il siciliano Mimì e la
lombarda Fiore sono entrambi portatori di una condizione, nonché di una
tradizione: quella del nord che vede la donna emancipata e indipendente,
e quella del sud che vede l’uomo lavoratore e seduttore. In Mimì metallurgico,
così come in larga parte del cinema di Lina Wertmüller, questa
disparità (culturale, ma anche sociale) è indissolubilmente legata al
dialetto e al linguaggio nelle sue componenti più grottesche e
macchiettistiche. Cosicché la sconfitta di un personaggio e
l’impossibilità di comprendere la società, risultano sempre connesse
anche all’incapacità di comprendere un linguaggio-altro. Con Mimì metallurgico nasce inoltre il sodalizio Giannini – Melato; quest’ultima negli stessi anni sarà protagonista accanto a Gian Maria Volonté de La classe operaia va in paradiso
(E. Petri, 1971). É interessante notare come i due film affrontino la
medesima tematica – la condizione operaia nell’Italia di inizio anni
Settanta – e come questa venga ampliata al nucleo familiare. Sia Mimì che La classe operaia, infatti, mostrano la coppia come specchio delle tensioni che animano la società.
Lina Wertmüller
Mimì Metallurgico ferito nell’onore
L’operaio siciliano Carmelo Mardocheo, detto Mimì, tenta di sfuggire
ai tanti soprusi inflitti dai mafiosi locali. Costretto a lasciare la
famiglia e la giovane moglie, emigrerà a Torino per cercare un nuovo
lavoro. Qui si innamora di Fiore, una ragazza lombarda, figlia dei
fiori, con la quale darà inizio ad un’intensa storia d’amore. Costretto a
tornare al Sud dalla giovane moglie siciliana, Mimì scoprirà una
terribile verità.
Soggetto e sceneggiatura: Lina Wertmüller;
fotografia: Dario Di Palma; musiche: Piero Piccioni; scenografia: Amedeo
Fago; montaggio: Franco Fraticelli; anno: 1972; interpreti: Mariangela
Melato, Giancarlo Giannini, Agostina Belli, Elena Fiore
Ingresso libero fino esaurimento posti, previo tesseramento gratuito
alla Bibliomediateca e presentazione di un documento d’identità.